Le teorie e i paradigmi del critico
Le teorie e i paradigmi del critico
Sono i gusti della comunità a indicare la serie di comportamenti legittimi senza bisogno che si produca una coscienza razionalizzata – sul piano della teoria – del paradigma. Ciò significa che
1) è molto più facile fare a meno di una teoria che di un insieme di elementi tacitamente condivisi;
2) allontanarsi dai paradigmi vuol dire porsi fuori dal possibile critico.
Possiamo essere testimoni in una recensione testimoni di un gesto elegante, di un processo di formalizzazione secondo un modello che fornisce una immagine complessiva del senso del film considerato. O anche avere un richiamo ad un tema insolito che permette di dare una lettura inedita dell’opera, avendo a che fare con un “di più” che non ha trovato spazio all’interno della nostra trattazione, con le procedure che eccedono le consuete routines descrittive nel corso del capitolo.
Ma non si sfugge comunque all’utilizzo di temi e schemi. Quando si trova un tema originale, si può esser quasi certi che esso verrà mappato in modo tradizionale – per esempio sul sistema dei personaggi, e anche quando schemi e temi sono gestiti in modo personale resta sempre un insieme di assunzioni che non vengono mai messe in discussione.
Ci sono critici – come Ghezzi, De Marinis, Daney – ritenuti personalità nel proprio campo il cui lavoro può essere letto nei termini di un incessante tentativo di sbarazzarsi della rilevanza della routines. Essi testimoniano un desiderio di delineare un sistema di pensiero singolare, ma contemporaneamente anche la difficoltà di eliminare i sistemi tradizionali di reperimento dei significati e le procedure di mapping.
In conclusione, poiché le routines possono essere marginalizzate ma non eliminate del tutto, la cosa più giusta da fare è considerare l’originalità dell’interprete non nei termini di una qualità priva di relazione con gli assunti paradigmatici, ma come qualcosa che discende direttamente da essi.
Le critiche differiscono per qualità le une dalle altre. La critica che non usa gli schemi che la definiscono non è una critica destinata a soddisfare i membri della comunità. Le recensioni migliori non sono quelle che genericamente paiono più originali, ma quelle che usano temi e schemi in modo originale piuttosto che farsi usare da loro.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Storia e metodologia della critica cinematografica
- Docente: Franco La Polla
- Titolo del libro: Il linguaggio della critica cinematografica
- Autore del libro: Claudio Bisoni
- Editore: Revolver Libri
- Anno pubblicazione: 2003
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