Il reperimento dei significati da parte del critico
Il reperimento dei significati da parte del critico
Il critico, forte del fatto che il contenuto non è il significato, è impegnato per la maggior parte del suo tempo nella ricerca di significati impliciti o sintomatici adeguati.
Ciò che siamo abituati ad aver di fronte quando si legge una recensione specializzata è un’esposizione parziale della trama che produce l’articolazione di alcuni significati referenziali, espliciti, e impliciti; la loro messa in relazione con alcuni tratti specifici del film considerato – stringhe di dialogo, descrizione di alcune scene, richiamo alla tipologia dei personaggi –.
Ora vediamo come il reperimento dei significati , soprattutto impliciti, si basa su una serie di ipotesi induttive che non possono partire dai significati stessi esposti in modo grezzo; perché le ipotesi sui significati risultino accettabili il critico deve procedere ad una formalizzazione di alcune strutture di senso in unità minimamente complesse e circoscritte.
I campi di relazione semantica – semantic fields –, nel loro organizzare unità potenzialmente significanti in relazione le une con le altre, sono il principale strumento attraverso cui il critico in genere avanza ipotesi sulla natura dei significati che vuole portare alla luce in un film. L’attività di interpretazione consiste nell’ascrivere significato a un dato testo attraverso il ricorso ad un’enciclopedia costituita da unita concettuali intertestuali, extratestuali ed extra-artistiche, e nel creare con questa serie di strutture di relazione di significato attendibili e percepite come rilevanti dalla comunità interpretante.
Esistono almeno due criteri che sono accettati in modo tacito e naturale da ogni corrente critica o elemento di sotto-comunità. I temi vanno correlati al film tenendo conto della totalità e della specificità di quest’ultimo.
Il critico può dire che lo stesso film significa X in una sequenza e Y in un’altra, può insistere sulla stratificazione del senso ma è anche chiamato a rendere conto di questa stratificazione attraverso una visione d’insieme.
È poi necessario che non si perda di vista la specificità dei riferimenti. Nessun critico pretenderebbe mai di avanzare ipotesi su strutture di significato senza riportarle alla materialità significante del film: la nozione di stile rimane inevitabile.
Continua a leggere:
- Successivo: I campi di relazione semantica della critica
- Precedente: Il processo di interpretazione della critica
Dettagli appunto:
-
Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Storia e metodologia della critica cinematografica
- Docente: Franco La Polla
- Titolo del libro: Il linguaggio della critica cinematografica
- Autore del libro: Claudio Bisoni
- Editore: Revolver Libri
- Anno pubblicazione: 2003
Altri appunti correlati:
- Critica del cinema tra realtà, immagine e narrazione
- La cura critica
- Elementi di semiotica
- Letteratura e Cultura dell'Italia Contemporanea
- Analisi del ruolo dei media nel successo di Britney Spears
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- La trasposizione linguistica e culturale attraverso prodotti audiovisivi - Doppiaggio e critica sociale in un'opera postmoderna: I Simpson.
- Surrogates, Daybreakers, Repo Men – Il corpo in sparizione nel cinema contemporaneo
- Richard Murphy Goodwin: l'economista a più teste
- L'orizzonte pucciniano del cinema contemporaneo
- La marca tra rigore ed emozione
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.