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Le stagioni dell’educazione

Le stagioni dell’educazione


Oggi la riflessione pedagogica pone al centro della sua attenzione le varie età generazionale del percorso evolutivo dell'uomo: infanzia, adolescenza, età adulta e vecchiaia. Questi sono i tempi della vita che nella prospettiva di una educazione permanente rappresentano i tempi della formazione umana. La società attuale sembra oggi voler riconoscere l'età adulta perché viene data importanza come stagione del lavoro, le stagioni più marginali sembrano essere quella dell'infanzia e soprattutto quella della vecchiaia. In merito questi ultimo, si osservano delle modifiche naturali sia a livello fisico, sia biologico che psichico. L'anziano potenzialmente riduce le proprie abilità rispetto alle epoche precedenti ma ciò nonostante gode di un'altra epoca a lui nuova con caratteristiche diverse rispetto a quelle delle epoche precedenti, e su questa base la pedagogia si attiva proprio per avviare l'anziano ad una educazione permanente o se si preferisce ad una educazione al cambiamento. In questo senso l'anziano va reso consapevole che l'intero percorso di vita dell'adulto è fatto da fasi di stabilizzazione e fasi di transizione e all'interno di ognuna di queste fasi è necessario tener conto che si adempiono a certi ruoli, che si ipotizzano degli obiettivi, dei compiti e delle scelte. E' proprio alla luce di quanto detto che si delineano l'età della scolarizzazione, l'età del lavoro e l'età del pensionamento.  
La pedagogia vuole dirigere l'anziano a liberarsi da quegli stereotipi che definiscono la vecchiaia come periodo preoperatorio alo stadio finale della sua vita, è per questo che l'anziano deve riconsiderare sotto un'altra veste le dimensioni tempo, nel considerarsi soggetto libero da  impegni fissi e grosse responsabilità e dedicare il tempo a sua disposizione a se stesso; la dimensione spazio, che li permettono di distribuire, organizzare e migliorare il tempo come i centri sportivi, le scuole di ballo, i centri culturali, le sedi politiche e negli ultimi anni anche le agenzie educative-formative tipo l'università della terza età; infine la dimensione soggettiva, il sé, il corpo, ovvero, spesso l'anziano rifiutando il suo corpo che invecchia va ad intaccare la sua sessualità per cui gli stereotipi impongono che, con l'avvento degli anni, la diminuzione delle energie e le ridotte prestazioni, la vecchiaia sia asessuata, questo dipende non da un reale divieto sessuale ma dalla riduzione degli investimenti affettivi e l'insorgere di sentimenti di indifferenza e di ostilità. E' pur vero che l'accettazione o meno di questa nuova epoca dipende anche dalle dotazioni intellettuali di partenza, dall'istruzione scolastica ricevuta, dal ruolo assunto nelle varie fasi della sua vita, dallo stato di salute, dalle motivazioni e dagli interessi che si creano in virtù spesso del tipo di professione svolta in passato. La vecchiaia, dunque, è un'età diversa perché è più ricca di tempo, di esperienza, di amori dati e ricevuti, di successi e di insuccessi, di realizzazione e di sconfitte.

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