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La musica e la cultura


Tutte le culture della terra fanno una qualche forma di musica; tantissimi uomini e donne dedicano al far musica le migliori energie emotive, creative, energetiche etc. (basti pensare, ad esempio, all’impegno di ciascuno di noi nell’ascoltare musica, nel procurarsi la musica da ascoltare, nell’andare a sentire i concerti dei musicisti favoriti, e così via).
Musica è un termine che ha un vasto insieme di definizioni che cambiano a seconda dell’epoca, del luogo e della cultura.
Benché tutte le società umane che conosciamo possiedono qualcosa che noi possiamo chiamare musica, il concetto di musica non ha un significato universale (si ricordino gli esempi considerati a lezione di fraintendimenti inter-culturali).
Molte culture non hanno un termine equivalente al nostro “musica”. Questo però non vuol dire che tali culture non abbiano un’attività che equivalente alla nostra idea di musica. In mancanza del termine musica altre culture collegano inscindibilmente la loro attività con i suoni con varie attività espressive. In molti casi l’assenza di un concetto di musica paragonabile a quello occidentale riguarda culture che si basano «su una tradizione e una mentalità orali. Questo implica non solo che la trasmissione del sapere avvenga soprattutto per acquisizione empirica (generalmente per imitazione acustica e visiva) ma anche che i prodotti musicali, così come l’elaborazione teorica e la ratio che li sottende, siano subordinati alla pratica e non vivano di vita propria come invece accade nelle società della scrittura. Si può produrre musica senza avere necessariamente una cognizione teorica esplicita del senso generale e delle norme che ne determinano la produzione, allo stesso modo in cui l’esercizio della parola (nel linguaggio parlato) non necessita di una consapevolezza delle regole grammaticali e sintattiche che, per astrazione, ne descrivono e sistematizzano l’uso» (Giannattasio 2003).

Tratto da I MONDI DELLA MUSICA. LE MUSICHE DEL MONDO. di Elisabetta Pintus
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