Repertori Musicali
Un repertorio è un insieme di esecuzioni previste, e il repertorio di una cultura musicale è quello che la maggior parte di noi ritiene la “musica stessa”.
Esso può essere suddiviso in sei componenti base: stile, generi, testi, composizione, trasmissione e movimento.
A. Stile
Lo stile include tutto quanto è relativo all'organizzazione del suono musicale in sè: elementi dell'intonazione (scala, modo, melodia, armonia, sistemi di accordatura), del tempo (ritmi, metri), del timbro (qualità della voce, colore del suono strumentale) e dell'intensità di suono (forte e piano). Tutto dipende dall'estetica della cultura musicale.
Lo stile e l'estetica creano, allo stesso tempo, una sonorità riconoscibile che un gruppo interpreta come sua propria. I vecchi battisti ortodossi tradizionalisti nella zona sudorientale del Kentucky preferiscono i loro inni a quelli degli altri battisti loro vicini. Essi dicono che i canti degli altri battisti non «sono dei loro». Per molta gente al di fuori di quell'area, tuttavia, tutti questi canti sembrano molto simili. Lo sono?
No, se ogni gruppo può distinguere la propria musica. Gli estranei che studiano la musica battista sanno che di star raggiungendo dei risultati quando sono in grado di riconoscere le differenze tra le musiche dei battisti di differenti congregazioni e traspongono tali differenze in parole - o in musica.
B. Generi
I generi sono le unità definite e standard del repertorio, come i “canti” e le sue varie suddivisioni (es. ninna-nanne, carol di Natale, canti di nozze) o i molti tipi di musica strumentale e balli (giga, reel, walzer, eccetera). La maggior parte delle culture musicali possiede una gran quantità di generi ma le definizioni non sempre corrispondono con quelle di altre culture musicali. Tra i Yoruba della Nigeria (Africa), ad esempio, i potenti re, i capi ed i nobili trattengono al proprio servizio i cantanti di lodi perché cantino i loro encomi (Olajubu 1978:685). I canti di lode sono chiamati oriki. Sebbene possiamo usare una definizione in italiano che approssimativamente li indichi (canti di lode), non esiste un genere equivalente nell'Europa o nell'America di oggi.
C. Testi
Le parole di un canto sono conosciute come il suo testo. Qualsiasi canto con parole è una intersezione di due sistemi di comunicazione umana molto diversi e profondi: il linguaggio e la musica. Un canto con parole è una temporanea unione di questi due sistemi, e per comodità possiamo esaminare ciascuno separatamente. Ogni testo ha una sua storia: qualche volta ad un singolo testo sono associate molte diverse melodie. D'altro canto, una singola melodia può accompagnare numerosi testi. Nella musica blues, ad esempio, testi e melodie hanno vite indipendenti, e vengono associati secondo il desiderio del cantante. Il canto (linguaggio e musica assieme) è un'unità riconoscibile, potente dal punto di vista emotivo nel suo proprio manifestarsi. Chiunque sia stato all'estero e abbia all'improvviso sentito un canto familiare della propria terra sa quanto forte possa essere questo impatto.
D. Composizione
Come entra la musica nel repertorio di una cultura musicale? La musica è composta da un singolo individuo o da un gruppo? È fissa, variata all'interno di determinati limiti prefissati o viene improvvisata in modo spontaneo durante l'esecuzione? L'improvvisazione affascina la maggior parte degli etnomusicologi ... Forse ad un qualche livello profondo apprezziamo l'improvvisazione non solo per le abilità che richiede ma anche perché pensiamo che esemplifichi la libertà dell'uomo. La composizione è anche vincolata dall'organizzazione sociale: la cultura musicale ha delle classi di compositori oppure chiunque può comporre musica? La composizione è inoltre correlata alle idee sulla musica: alcune culture musicali dividono la musica in canti composti dagli uomini e canti “dati” agli uomini da divinità, animali e altri compositori non umani.
E. Trasmissione
Come viene appresa e trasmessa la musica da una persona all'altra, da una generazione a quella successiva? La cultura musicale si basa su una istruzione formale, come nel sud dell'India ...? Esiste un sistema di notazione musicale? C'è un corpus di teoria musicale che sottende al procedimento di istruzione formale? Quanto viene imparato in modo informale, per imitazione? La musica cambia nel corso del tempo? Se sì, perché e come?
Alcune culture musicali trasmettono la musica attraverso relazioni maestro-allievo che durano per una vita ... Il maestro diventa un genitore, insegna i valori e le norme etiche oltre alla musica. In queste situazioni la musica diviene veramente “un modo di vivere” e i discenti costituiscono dei “devoti” della musica che il loro maestro rappresenta. In altre culture musicali .... di solito non c'è una istruzione formale e l'aspirante musicista deve raccogliere qua e là quanto gli serve, attraverso l'osservazione e l'ascolto, e di norma per svariati anni. In tali circostanze è di aiuto crescere in una famiglia musicale. Quando un repertorio viene trasmesso principalmente attraverso l'esempio e l'imitazione e viene eseguito a memoria, diciamo che si tratta di “tradizione orale”. La musica nella tradizione orale mostra grandi varianti lungo il tempo e lo spazio rispetto alla musica legata ad una partitura definitiva, fissata per iscritto.
F. Movimento
Un'intera serie di attività fisiche accompagna la musica. Suonare uno strumento musicale, da soli o in gruppo, include un'attività fisica finalizzata alla produzione del suono ma genera anche dei movimenti culturalmente definiti, inseparabili dal suono della musica. In altre parole, la musica letteralmente muove le persone (ballo) mentre il movimento è parte essenziale dell'esecuzione. Quanto sia strano per i componenti di un gruppo rock suonare senza muoversi in sintonia con la propria musica, senza quei gesti che permettono al pubblico di sapere che loro sentono ciò che suonano, è stato dimostrato alcuni anni fa dai gruppi rock della new-wave. Complessi come i Devo davano l'immagine di automi. In un modo o nell'altro, la musica è connessa con il movimento nel repertorio di ogni cultura.» (Titon 2004: 1-12)
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