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Il sapere della scrittura


Scripta manent, dicevano i latini, sottolineando come la scrittura permanga nel tempo: scrivere significa fissare su un supporto materiale parole, segni che a loro volta evocano concetti e suoni immateriali, consente di immagazzinare informazioni al di fuori del corpo umano.
La scrittura venne "inventata" solo due volte nella storia: presso i sumeri nel 3000 a.C. e dagli indiani mesoamericani nel 600 a.C., in aree dove l’agricoltura si sviluppò per prima. "Inventata" nel senso di creata dal nulla, la scrittura si diffuse grazie a processi di re-invenzione e di imitazione.
Sono 3 le tipologie di scrittura individuate:
le scritture pittografiche, fatte di segni fortemente realistici, che riproducono fedelmente oggetti ed eventi che vogliono evocare;
le scritture logografiche o ideografiche, nelle quali l’immagine risulta meno realistica, sempre più schematica e rinvia a uno o più concetti;
le scritture alfabetiche, in cui i segni grafici rinviano a dei suoni che prescindono da qualunque significato, e che lo acquistano solo grazie alla loro combinazione.
Ciò che però è importane non è tanto la struttura della scrittura, quanto il ruolo sociale che assolve. Esistono società che conoscono la scrittura e che tuttavia non hanno mai dato vita a uno stato burocratico, ma non esistono stati burocratici senza scrittura: la burocrazia si fonda sulla scrittura e dà vita a un sistema che permette di controllare in modo capillare popolazione e territorio. Anche analizzando il rapporto tra scrittura e religione, si nota come le religioni tradizionali, trasmesse oralmente, lascino spazio al cambiamento, mentre la religione scritta diventa esclusiva, assoluta, contribuendo a diffondere anche l’idea di "una" religione. Codificando riti e culti, la scrittura trasmette un senso di appartenenza a una comunità ben più ampia di quella frequentata da ogni individuo, travalica i confini etnici e si fa universale: contribuisce alla nascita di comunità immaginate, cioè gruppi di persone che non hanno mai interagito faccia a faccia ma che finiscono per condividere un’idea comune.
La scrittura ha spesso esercitato un certo fascino sulle popolazioni illetterate; l’impatto delle religioni scritte su quelle orali ha dato il via a una lettura di carattere evoluzionista, con il binomio scritto/orale pari a colto/ignorante. Nel passato la scrittura era appannaggio di pochi, in genere di una casta sacerdotale o di un’elite politica. Il saper leggere e scrivere consente di controllare norme e leggi, conferendo quindi potere. La carta e i caratteri mobili erano già stati inventati in Cina prima di Gutenberg, ma non avevano avuto grande diffusione, sia perché i caratteri cinesi sono tantissimi, sia perché il potere in Cina si basava proprio sulla conoscenza della scrittura e non si aveva nessun interesse a diffonderlo. Quando nel 1455 in Europa si diffondono i caratteri mobili, siamo in un’epoca segnata dalla riforma protestante che prevedeva la lettura diretta dei testi sacri, con la conseguente esigenza di diffondere la Bibbia e l’alfabetizzazione della gente.

Tratto da IL PRIMO LIBRO DI ANTROPOLOGIA di Elisabetta Pintus
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