Hitchcock e Antonioni : l'influenza sullo spetttaore

Hitchcock e Antonioni : l'influenza sullo spetttaore

È insomma chi funge da spettatore che vince. Ma proprio questa vittoria, e i modi in cui si realizza ci mostrano bene le differenze, soprattutto d’impianto enunciazionale, che corrono tra il film di Hitchcock e quello di Antonioni: laddove il narratario subentrava al narratore, ma senza uno scontro, qui invece Eve si trova letteralmente a combattere, fino a imporsi quale unico faro del racconto; si coglie bene allora l’importanza della sanzione all’operare del narratario, che qui ratifica l’idea di un confronto, distribuendo dei premi e delle posizioni, e scegliendo la versione con cui chiudere la partita, definisce chi ha ragione e chi torto.
“Così è, almeno pare”: nel senso di:
“Così è, perché e cosi che a te legittimamente appare ”
Dunque dietro la vittoria del narratario c’è l’enunciatore che ne sancisce l’azione: chi guida il film ne riconosce la natura di interlocutore e lo associa alla condizione del testo. Questa corresponsabilità d’altra parte attraversa tutto il nostro film: è infatti Eve, con un esplicito invito, che nella prima sequenza da a Jonathan il mandato a narrare, ed è ancora lei, con una constatazione precisa, che nell’ultima sequenza anticipa il giudizio negativo sull’uomo. Il narratario insomma si fa carico anche di quanto spetta al gestore del discorso; e chi si allinea a lui, nella visione e nell’ascolto, arriva a diventare una sorta di coautore.
“Così è, perché e cosi il discorso fa apparire che è ”
Ma, la vittoria del narratario ha anche l’effetto di far considerare la sua versione dei fatti come uno specchio fedele della realtà messa in scena: la donna vince il segreto sia definendo la verità, e cioè stabilendo quali apparenze sono congrue con l’essenza nascosta, sia determinando la verità, e cioè dando personalmente corpo, con la propria attività maieutica, alle apparenze latitanti. Detto altrimenti, Eve come narratario si impegna qui tanto in una verifica che in una veridizione