Il piano cognitivo e pragmatico del film
Il piano cognitivo e pragmatico del film
I casi più interessanti sono:
- quello in cui il piano cognitivo passa nelle mani dell’enunciatario.
Rappresenta il massimo spostamento possibile di un testo: è direttamente il punto a cui questo è indirizzato a proporsi come ragione e come metro dei racconti messi in bocca ai personaggi o filtrati attraverso i loro occhi; sono la visione e l’ascolto del film a giustificare i discorsi via via messi in scena.
Un tipico esempio di questa situazione è l’opera aperta, e il punto estremo è rappresentato dal materiale documentario girato senza un vero e proprio piano di regia, ma pronto ad assumere un senso non appena viene letto: si pensi alle riprese casuali in cui si può tuttavia scoprire il realizzarsi di un evento o ai video che inquadrano i clienti di una banca.
- quello in cui il mandato e la sanzione sono a carico di un narratore o di un narratario. Suggerisce la possibilità d’estendere l’atto dell’enunciazione simulata: abbiamo un personaggio che non solo offre o raccoglie un discorso, dopo essersi messo in grado di farlo, ma che si propone anche come mossiere e come misura dei racconti messi in scena; egli non solo ha facoltà di agire e agisce, ma assegna anche compiti invece che limitarsi a raccogliere degli inviti ed emette verdetti invece di accontentarsi di farsi giudicare.
Ne deriva una sorta di totale oggettivazione del quadro enunciazionale: la vita di una parola o di un’immagine è rappresentata in tutto il suo arco, ed è rappresentata come argomento di una narrazione.
L’incassamento l’uno nell’altro dei flashback e, più in generale, i racconti a scatole cinesi possono ben dare un’idea di questa situazione.
- quello in cui il piano pragmatico è fatto proprio da chi padroneggia l’intero film.
Introduce un’apparente saldatura tra i diversi momenti: chi guida la partita o colui al quale il gioco è indirizzato, oltre a mettersi in condizione e quindi ad agire, si autoincaricano e si autovalutano; è una sola ed unica istanza, dietro le quinte, che emette un mandato, si dota di una competenza, realizza una performanza, manifesta una sanzione; il testo si costruisce a ogni istante da sé, e nel farsi avanti definisce anche la propria necessità e la propria giustezza.
Una tale situazione ha forse il suo riscontro più evidente nei racconti centrati sull’immediatezza: in essi scompaiono le ipotesi o i ricordi affidati ai personaggi; la narrazione procede esclusivamente sulla base delle proprie forze, ma nello stesso tempo si comporta come se obbedisse ad un impegno preso con se stessa e come se mirasse a mettere in distanza il proprio operato per poterlo di continuo giudicare.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Semiotica dei media
- Docente: Guglielmo Pescatore
- Titolo del libro: Dentro lo sguardo - Il film e il suo spettatore -
- Autore del libro: F. Casetti
- Editore: Bompiani
- Anno pubblicazione: 1986
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