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Le caratteristiche dei due episodi di Quarto Potere

Le caratteristiche dei due episodi di Quarto Potere



Per prima cosa i nostri schemi ci aiutano a trovare le radici di certi effetti stilistici in un contrasto tra l’ordine logico dei fattori e l’ordine effettivo della loro manifestazione:
- nell’episodio del News on the March la sorpresa è legata all’anticipazione di una dato di per sé conseguente (è la figura classica dell’ “histeron proteron”);
- nell’episodio del diario di Thatcher l’esitazione è dovuta all’inserimento a metà di una battuta di quanto ne costituisce la premessa.
Dunque in entrambi i brani la messa in discorso da un certo sapore alle cose; anche se è pur sempre la struttura soggiacente a decidere gli esiti verso cui si vuol tendere.
In secondo luogo i nostri schemi riescono a spiegare alcune presenze ricorrenti, collegando la loro apparizione alla funzione svolta: è il caso
- dei controcampi che nel cinema nel cinema insistono sugli spettatori intenti a seguire lo spettacolo, e il cui scopo non è tanto quello di definire meglio lo spazio rappresentato, quanto quello di ribadire sul piano della rappresentazione il compito di punto d’appoggio svolto dalla soggettiva;
- dei primissimi piani o delle dissolvenze trattate – a effetto – che nel flashback marcano il ritorno all’indietro del film, e la cui intenzione non è tanto quella di fornire dei significati di punteggiatura, quanto quella di evidenziare il momento dell’interpellazione.
In terzo luogo i nostri schemi ci aiutano a decifrare certe figure complesse, frutto del convergere e dell’accorparsi di più ruoli: pensiamo a quei personaggi che
- nel cinema nel cinema sono insieme autori e spettatori di quanto passa sullo schermo;
- nel flashback sono contemporaneamente latori e destinatari di un ricordo
Essi realizzano un perfetto sincretismo di narratore e narratario, grazie a cui possono presentarsi come dei veri e propri ermeneuti, e cioè come individui che nell’interpretare una situazione si dimostrano capaci sia di ascoltare sia di parlare, sia di apprendere sia di insegnare, sia di vedere sia di guardare.
In quarto luogo i nostri schemi suggeriscono una tipologia piuttosto interessante, fondata sui generi di profili che si arrivano a imporre; gli assi da seguire sono soprattutto tre:
1- Se pensiamo al peso dei componenti, può essere utile distinguere tra un uso della soggettiva e dell’interpellazione quali punti d’avvio di una nuova linea di discorso e un loro uso invece quali semplici inserti.
- Metteremo allora da un lato tutte le strutture ad “innesco”, e cioè quei momenti in cui il film sfrutta la presenza in campo di un narratore o di un narratario per affidargli l’incarico, e la responsabilità, di manovrare una sua storia – è appunto il caso del cinema nel cinema e del flashback –;
- Dall’altro lato tutte le strutture “ad accumulo”, e cioè quei passaggi nei quali il film evidenzia dei particolari ruoli enunciazionali senza tuttavia costruire un secondo livello di enunciazione – è il caso dei prelievi intertestuali, del rinvio metaforico al set o alla scena ecc.: vediamo disaggregarsi e riarticolarsi il teso, ma non vediamo nascere un “racconto nel racconto” –

Tratto da CINEMA di Nicola Giuseppe Scelsi
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