Il nome dell'enunciatario nel film
Il nome dell'enunciatario nel film
Spostiamoci invece sul versante dell’enunciatario: qui l’apparizione di un nome innesca, più che la confessione di un’identità, un processo di identificazione, che può essere considerata un percorso a due tappe:
1. fa agio sulla reciprocità: il prender consistenza di un gruppo d’immagini e di suoni di accompagna all’emergere di una destinazione; il farsi di un film porta alla luce il suo darsi. Dunque il campo appare diviso tra due fronti, ciascuno dei quali si definisce in rapporto all’altro: l’enunciatario è allora ciò che fronteggia l’enunciatore, qualcuno o meglio qualcosa che trova le proprie misure nella frequenza con cui è chiamato in causa e nella prontezza con cui risponde.
2. mette invece in gioco un’autonomia: se prima un’ascoltare ed un vedere nascevano da un dire e da un mostrare, adesso essi si impongono come attività proprie, come momenti dotati di uno specifico raggio d’azione. Questo permette al film di trovare un nuovo baricentro: l’enunciatario diventa non solo ciò che all’interno del testo accoglie delle proposte, accusandone ricevuta, ma anche ciò che può ribaltare la partita, avviando un diverso giro di mosse fino a conquistare l’intera scacchiera.
Forse il percorso sembrerà tortuoso, ma ci sono ottime ragioni per le quali uno dei soggetti dell’enunciazione dapprima si riconosce nell’altro, poi si riconosce in sé1: è grazie a questo itinerario a due tempi che il film costruisce una sorta di coscienza che trascende e corregge il semplice presentarsi delle immagini e dei suoni; è questo doppio percorso che consente al film di oggettivare se stesso e i propri contenuti; è questo doppio cammino a due tappe che permette al film di trovare il proprio completamento.
Questa serie di fatti, confermando l’esistenza di un doppio percorso, ci porta a capire come l’uscita allo scoperto dell’uno aiuti l’altro ad affermarsi: infatti la dichiarazione d’identità di chi regge il film,
- da un lato ricorda la presenza nel testo di una larga gamma di soggetti – offrendo un punto d’appoggio –,
- dall’altro autorizza il censimento di coloro che non si sono ancora affacciati – invitando a nuovi ingressi –.
Ma soprattutto, confermando l’esistenza di un doppio percorso, questa serie di fatti evidenzia una funzione connessa al darsi a vedere e a intendere del film, quella dell’osservatore.
Si tratta di una funzione che l’enunciatario esercita proprio sfruttando il confluire di uno sguardo obbligato e di una visione indipendente: essa si rivela appunto in un sapere più ampio dei singoli frammenti, in una oggettivazione del film e dei suoi contenuti, in un completamento del disegno in gioco.
E si tratta di una funzione che può anche saldarsi a chi rappresenta l’enunciatario in scena, e cioè al narratario: essa, al di là di questo o quel comportamento occasionale, tende sempre a disegnare un arco che va dalla pura dipendenza rispetto a un informatore ad un atteggiamento già disposto all’iniziativa.
Quindi l’apparizione di un nome segnala una dichiarazione d’identità e innesca un processo di identificazione, mette il luce la funzione dell’informatore e richiama quella dell’osservatore; eppure qualcuno potrebbe ricordare che c’è nome e nome, e che non tutti conducono a far funzionare i meccanismi sopra descritti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Semiotica dei media
- Docente: Guglielmo Pescatore
- Titolo del libro: Dentro lo sguardo - Il film e il suo spettatore -
- Autore del libro: F. Casetti
- Editore: Bompiani
- Anno pubblicazione: 1986
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