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Il PSI dal 1949 al 1955



Dopo la sconfitta alle urne del 1948 i socialisti italiani vissero per anni in quella che si può definire una vera e propria ibernazione politica. Nella tornata elettorale del 1953 il partito presentò una propria lista separata da quella del PCI, ottenendo un lieve aumento; ciò non bastò comunque a fare intenderre la lezione ai suoi dirigenti, Nenni in primis, che ogni anno rinnovava il patto col PCI, di fatto subordinandosi ad esso. Un esempio significativo della situazione di quegli anni ci è offerto dalla campagna di lotta per la pace che impegnò tanta parte dell'energia e del tempo della sinistra in questo decennio. Il movimento italiano per la pace, strettamente dominato dal PCI, tenne un atteggiamento unilaterale, dichiarando che la vittima innocente su scala internazionale era l'URSS
e che l'aggressore era l'America. Nonostante le acide critiche del socialista Bobbio su questo strano pacifismo a senso unico, il suo partito non ebbe mai altro da proporre come alternativa. Il PSI si trastullò con l'idea di dichiarare la neutralità rispetto ai due blocchi ma poi finì per dare un appoggio acritico all'URSS. Fu proprio per essersi opposto con una certa insistenza a questa linea che Lelio Basso, l'intellettuale più valente del partito, venne lentamente emarginato. Sua fu anche l'opposizione per quella linea di collaborazione del PSI con la DC che distinguerà tutto il decennio 1960.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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