Il controllo della Democrazia cristiana in Italia
Il controllo della Democrazia cristiana in Italia
Il profitto e la ricompensa che la DC si aspettava per i favori dispensati. Dalla bustarella alla fedeltà al momento del voto. Una questione in realtà non così semplice se si considera che il sistema elettorale italiani permette di esprimere la preferenza non solo per il partito ma anche per un candidato specifico. Il voto di preferenza era parte integrante del sistema democristiano. Si era legati non solo al partito ma alla corrente e dunque ad un personaggio. I tradimenti, le diserzioni, le rotture, i voltafaccia diventarono presto triste e nota pratica quotidiana.
L'ITALIA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA. Se si prova a scomporre il nuovo consenso in termini di classe è possibile scorgere quanti differenti settori della società furono attratti con successo sotto l'egida democristiana. La maggior parte degli industriali fu grata alla DC per la sua schiacciante sconfitta del movimento operaio; la vecchia aristocrazia terriera meridionale, pur denunciando di essere stata abbandonata, trovò di che consolarsi con le ingenti indennità da espropriazione che le consentirono di speculare nel nascente settore edilizio. Nessun settore, però, fu più corteggiato del ceto medio: ingegneri, avvocati, architetti e ragionieri guardarono ad anni di lucrose attività in cambio del battesimo officiato dal padrino democristiano di turno; gli agricoltori e piccoli proprietari beneficiarono grazie alla Coldiretti; i piccoli negozianti ottennero più velocemente le licenze mentre si ostacolava la nascita dei grandi supermarket; gli artigiani
ottennero assicurazione sulla salute e pensioni simili a quelle degli agricoltori.
Per la classe operaia la storia fu naturalmente abbastanza diversa. Il proletariato del triangolo industriale, gli operai delle piccole fabbriche dell'Italia centrale, i braccianti di tutta Italia erano lo zoccolo duro della sinistra ma anche qui il quadro non era uniforme. Gli operai cattolici votarono compatti per la DC e la CISL guadagnava punti rispetto all CGIL. Al Sud i piani dei lavori pubblici e il boom edilizio offrirono lavoro a decine di migliaia di disoccupati: le prime ondate di emigrazione dal Meridione ebbero luogo in questo periodo, quando i contadini delle zone collinose si spostarono nei capoluoghi di provincia diventando operai edili. In queste nuove realtà il sindacato era debole e i rapporti dominanti erano quelli clientelari e di parentela.
Eppure è difficile affermare che la DC fosse realmente egemone nella società italiana. Aveva certamente un enorme consenso urbano e rurale su ogni piano sociale ma non si può comunque dire che essa esercitasse un'efficace direzione morale, intellettuale e politica sull'intera società. La DC, soprattutto, non riuscì a creare un'immagine dello Stato con cui la gente comune si potesse identificare. Il cittadino non si sentiva vincolato ad uno Stato che non riusciva a garantirgli funzionari onesti e servizi decenti, maggiore giustizia e democrazia, migliore tutela delle libertà civili. Molti dei principii costituzionali erano lettera morta. Si può allora capire perché il cittadino guardasse allo Stato con cinismo se non con disprezzo. Se è vero che tutta la colpa non fu della DC è pur vero che essa, al culmine del suo potere, non fece nulla per sistemare le cose, anzi le peggiorò fortemente.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Salvatore Adorno
- Titolo del libro: Storia d'Italia 1943 - 1996
- Autore del libro: Paul Ginsborg
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 1989
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