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Il secondo governo di De Gasperi - 1946 -

Il secondo governo di De Gasperi - 1946 -


Il 12 luglio del 1946 De Gasperi formò il suo secondo governo. Come capo del partito di maggioranza relativa la sua posizione di Presidente del Consiglio non fu messa in discussione ed egli ne approfittò per rafforzare la presenza democristiana all'interno del governo, eliminando azionisti e liberali e riducendo la presenza di ministri comunisti o socialisti, come Fausto Gullo, sostituito dal democristiano Antonio Segni. Non fu però tutto rose e fiori e proprio allora, quando sembrava che il potere democristiano fosse irraggiungibile da altri partiti, la DC entrò in un'enorme spirale di crisi, di cui fu soprattutto causa la forte inflazione del periodo, aggravata dalla politica monetaria del governo di cui si è già discusso. Una grossa parte dell'elettorato accusò la DC e le amministrative del novembre 1946 punirono il partito con una bastonata epocale. De Gasperi fu pressato più volte e da più lati affinché rompesse i rapporti con la sinistra ma tenne sempre duro, convinto dei propri tempi e delle proprie idee sul come e quando farlo. In questo contesto va inserita la visita di De Gasperi negli USA del gennaio 1947, al ritorno del quale portò in dote all'Italia un prestito da cento milioni di dollari: entrambi i governi miravano ad un arginamento delle forze di sinistra.
Tali forze, comunque, per tutto il secondo governo De Gasperi, rimasero in uno stato di fondamentale immobilismo, preoccupati soprattutto di mantenere la loro partecipazione al governo e di tenere salda l'alleanza con la DC, che già maturava di sganciarsi. I comunisti avevano poi una grossa croce da portare, quella relativa alla questione di Trieste. Un cieco appoggio alle rivendicazioni di Tito significava esporsi alle critiche dei conservatori, ma una critica alle comuniste truppe di Tito, alleate all'epoca di Stalin era impensabile.
Il partito socialista di unità proletaria (PSIUP) nel frattempo non se la passava meglio, con la scissione di Saragat, la cosidetta secessione di palazzo Barberini, che nel 1947 fondò il PSLI, presto destinato a diventare PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano). Una secessione incoraggiata sia dalla DC che voleva confrontarsi con un alleato più moderato, sia dal PCI, che voleva un PSIUP libero da elementi anticomunisti. La scissione fu una disgrazia per il socialismo italiano: il PSIUP divenne un subordinato del PCI e il PSDI uno sterile partito alle dipendenze della DC.


Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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