La prospettiva come forma simbolica - E. Panofsky -
In questo lavoro compie una serrata disamina della concezione di spazio dall'antichità classica all'epoca moderna, dimostrando come gli artisti rappresentano la spazialità secondo la concezione che essi hanno di essa e del mondo. Dunque non esiste una evoluzione scientifica del sistema di rappresentazione prospettico – spaziale, che è invece un a – priori della conoscenza, la forma simbolica di una concezione elaborata dalla cultura nel periodo in cui essa emerge. Dunque non c'è contrapposizione tra spazialità antica e spazialità rinascimentale, semplicemente nell'antichità si aveva una idea di spazio finito, non omogeneo, in rapporto alla percezione fisiologica spaziale, mentre nel mondo moderno si fonda su principi matematico – geometrici, per cui lo spazio risulta infinito, omogeneo e dunque sistematico. Con Panofsky arriva finalmente una tesi che conferisce all'idea dell'evoluzione di spazio una contigua e armonica evoluzione dello spirito.
Questi saggi del periodo di Amburgo risentono delle influenze della tradizione storiografica viennesse (nell'enucleare vaste tematiche diacroniche come il bello, la prospettiva, le proporzioni, che fanno parte degli ideali e delle cultura artistica di un determinato periodo storico) e del pensiero di Ernst Cassirer. Al centro del pensiero di Cassirer sta il simbolo.
La realtà si estrinseca attraverso forme simboliche. Il simbolo non è il rivestimento accidentale del pensiero ma l'organo necessario e essenziale per esso. Non serve solo allo scopo di comunicare un contenuto spirituale già bello e pronto, ma è lo strumento in virtù del quale il contenuto in questione acquista una sua compiuta determinatezza. Determinando concettualmente un contenuto lo si fissa in un simbolo caratteristico.
Se Cassirer pensava di collocare ogni attività simbolica all'interno di un più ampio contesto culturale, Panofsky voleva riferire gli sviluppi dell'arte all'interno della Weltanschauung culturale di un determinato periodo.
Due saggi fondamentali :
Al culmine del periodo di Amburgo pubblica due saggi: Ercole al bivio e Sul problema della descrizione e della interpretazione del contenuto di opere d'arte figurativa.
Nel primo si studiano le trasformazioni e le propagazioni di un tema classico (Ercole al bivio) nell'arte medievale e rinascimentale.
Nel secondo si nega la possibilità di riconoscere il motivo tematico di un'opera al di fuori della storia dello stile. Afferma in altre parole la necessità della considerazione stilistica se si vuole identificare il soggetto raffigurato nell'opera d'arte e scandisce in tre livelli di tempo l'accostamento all'immagine:
- vLivello esterno o fenomenico.
- Livello semantico
- Livello documentario.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della critica d'arte
- Docente: Valter Pinto
- Titolo del libro: La critica d'arte del Novecento
- Autore del libro: Gianni Carlo Sciolla
- Editore: Utet
- Anno pubblicazione: 2006
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