La formazione giovanile di E. Panofsky
Assolutamente neokantiana. Se Riegl e Wolfflin danno una definizione dell'arte in termini esclusivamente formalisti, Panofsky concepisce l'arte visiva come un linguaggio le cui forme espressive sono cariche di significato. Seguendo Hegel, Panofsky non intende separare l'idea dalla forma. Le sue prime teorie sono poi vicine alle teorie del movimento della Scienza generale dell'arte, un movimento di pensiero volto a studiare l'estetca, e fondato da Max Dessoir. Scopo del movimento è dare un fondamento scientifico alla storia dell'arte. Il fondamento di Dessoir è di tipo storico – spirituale, dà cioè rilevanza all'individuo e ai sistemi di relazione tra soggetti, e sostiene che il fondamento della scienza dell'arte non va cercato nell'estetica bensì nelle questioni genetiche e storiche delle forme e dei suoi sistemi, transoggettivi e interoggettivi. In definitiva, la nuova scienza dell'arte si occupa degli aspetti sociali, etici, psicologici e culturali dell'arte e degli artisti.
Il periodo di Amburgo
Panofsky pubblica un saggio sulla teoria delle proporzioni del corpo umano e prosegue poi con un saggio su Durer, uno intitolato Idea e uno intitolato La prospettiva come forma simbolica. Il saggio sulla teoria delle proporzioni ripercorre la storia delle tecniche che gli artisti hanno adottato nel corso dei secoli fino al Rinascimento per rappresentare la figura umana e le sue relazioni con lo spazio circostante. Dimostra che dagli egizi ai greci, dal Medioevo al Rinascimento, la teoria proporzionale muta a seconda della diversa cultura degli artisti e del loro modo di porsi di fronte alla realtà. Il saggio sulla Melencolia di Durer tenta di intepretare il significato simbolico delle incisioni astronomiche degli emisferi che fece nel 1515. Le interpreta partendo dalla minuta ricognizione della lontana origine della divinità di Saturno e del tema della malinconia, ricostruendo la loro trama intrecciando filosofia, medicina, psicologia, astrologia, letteratura e arte figurativa. Il risultato è la dimostrazione che alcune delle più alte creazioni dell'arte e del pensiero si erano nutrite di credenze e pratiche popolari che altro non erano se non frutti degeneri della scienza e delle speculazioni classiche. Un libro che contribuì a consacrare l'Istituto Warburg come il laboratorio per eccellenza per districare i più difficili enigmi iconografici. Idea è un profilo della storia e del significato del concetto dell'idea di bello dall'antichità classica sino al Seicento.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della critica d'arte
- Docente: Valter Pinto
- Titolo del libro: La critica d'arte del Novecento
- Autore del libro: Gianni Carlo Sciolla
- Editore: Utet
- Anno pubblicazione: 2006
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