Trattamento farmacologico delle tossicodipendenze
L’abuso di sostanze interessa una percentuale consistente della popolazione e genera gravi complicazioni di tipo medico, psicologico e sociale. Il trattamento farmacologico delle tossicodipendenze riguarda interventi di due tipi: disassuefazione e mantenimento.
La disassuefazione è tesa a revertire in un tempo ragionevole le modificazioni cellulari indotte dall’abuso continuato di una sostanza. Nel caso della dipendenza da oppiacei, tale approccio è reso possibile dall’utilizzazione dell’oppiaceo sintetico metadone, assunto oralmente. Grazie a tale farmaco, si procede a una graduale riduzione dei dosaggi, dando la possibilità ai pazienti di ridurre o eliminare il consumo di eroina e di proseguire con ulteriori forme di trattamento.
Il mantenimento è utilizzato nel trattamento della dipendenza cronica di soggetti recidivi o di tossicodipendenti con infezione da HIV o con AIDS conclamato. Il trattamento con metadone può essere seguito o sostituito da quello con un antagonista dei recettori degli oppioidi come il naltrexone.
Il trattamento di mantenimento, utilizzato come coadiuvante della terapia da dipendenza da nicotina, è ottenibile con l’uso di gomme da masticare contenenti nicotina e di cerotti transdermici che rilasciano nicotina per via cutanea.
Il trattamento della dipendenza da alcol prevede una disintossicazione, eventualmente preceduta dal trattamento della sindrome astinenziale, e terapie miranti alla prevenzione delle recidive.
I farmaci utilizzati sono il disulfiran, il naltrexone, l’acamprosato e l’acido gamma-idrossi-butirrico (GHB). In presenza di disulfiran, l’assunzione di alcol è seguita dagli effetti tossici dell’acetaldeide, che comprendono cefalea, nausea, vomito, dispnea. L’obiettivo del trattamento è quello di creare un’avversione per l’alcol.
L’utilizzazione del naltrexone presuppone che le endorfine contribuiscano agli effetti di rinforzo positivo dell’alcol interagendo con il sistema dopaminergico mesolimbico. L’efficacia del trattamento tende a diminuire tra 14 settimane e 6 mesi dopo l’inizio della terapia, suggerendo cautela riguardo la possibilità di un trattamento prolungato.
L’acamprosato modula negativamente la trasmissione glutamatergica, ma con un effetto dei recettori NMDA, coinvolti nei meccanismi di alcol-dipendenza.
Il GHB è un sostituivo dell’alcol che ha dimostrato un’efficacia nel trattamento precoce della sindrome astinenziale.
L’uso di farmaci serotoninergici, sia SSRI, che agonisti dei recettori 5-HT, ha mostrato effetti positivi sull’astensione dal consumo di alcol, anche se la loro efficacia può essere secondaria agli effetti ansiolitici. Le benzodiazepine rappresentano i farmaci di prima scelta nella prevenzione e nel trattamento della sindrome astinenziale da alcol, ma non sono indicate per un’utilizzazione a lungo termine nel trattamento riabilitativo dei pazienti.
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Dettagli appunto:
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Psicologia
- Titolo del libro: Principi di biologia e genetica del comportamento
- Autore del libro: A.Bevilacqua
- Editore: Scione
- Anno pubblicazione: 2009
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