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"Dogme95 Manifesto" di Von Trier. Stile come verità


Quando Von Trier e Vinterberg scrivono il loro "Dogme95 Manifesto" nel marzo 1995, “seguendo Francois Truffaut”, volevano fondare a new wave by “countering certain tendencies” in the cinema today”. Questo manifesto vuole essere una sorta di sentenza di morte di un certo cinema, risultato della French New Wave. È un attacco alla Nouvelle Vague e al suo individualismo, contro il concetto di autore e di personal filmmaking style. L’ultima regola del cosiddetto “Vow of Chastity” (the ten Dogme rules) dice: “the director must not be credited”. Tutto ciò che significa in termini di stile? Queste dieci regole sono state presentate da Von Trier il 20 marzo 1995 in occasione di una conferenza sul futuro del cinema all’Odeon Theatre de l?Europe a Parigi. Quella di Von Trier in questa occasione fu una buffonata pubblicitaria. Questo manifesto richiama, non solo quello di Truffaut, ma anche il manifesto del Futurismo italiano, come il manifesto del Comunismo di Engels e Marx. Molto importante è the religious load of the manifesto: il titolo “the vow of chastity” e la nozione di Dogma, con la sua connotazione religiosa e il riferimento ai dieci comandamenti. Da un lato tutto ciò fa parte della buffonata pubblicitaria (per provocare e avere l’attenzione della stampa). Dall’altra, questa cosiddetta catholic aura era di più, perché dietro la provocazione c’era the message of truth. Dopo cento anni di cinema i Dogme brothers desideravano restaurare e restituire lo stile della verità, purezza e anti-illusione. Questo vuol dire uno stile senza trucchi o effetti speciali. Le prime cinque regole parlano di questioni stilistiche (restrizioni) durante il processo produttivo: 1.Shooting must be done on location; 2.The sound must never be produced apart from the images or vice versa; 3.The camera must beh and-held; 4.The film must be in color; 5.Optical workand filters are forbidden.
Per Robert Stam lo stile è “an orchestration of an infinity of choises” among all available film  techniques. Per i Dogme filmmakers this infinity is rather an illusion. Le tecniche utilizzabili sono molto scarse. Le seguenti cinque regole sono altresì restrizioni: tre riguardano the content, una riguarda the film format, e l’ultima è la suddetta regola riguardante l’omissione del nome del regista. Per quanto riguarda il formato va notato che i Dogme brothers hanno fatto un aggiustamento: per motivi di budget il film può essere girato in Dv e poi trasferito in 35mm. Ogni Dogme filmmaker deve tenere in mente che il suo “supreme goal is to force the truth out of characters and settings” e che deve farlo “at the cost of any good taste and any aesthetic considerations”. Questo manifesto è il lancio di un nuovo film style o meglio group style. La dottrina di Von Trier e di Vinterberg è più che un rifiuto della francese politique des auteurs. Più che attaccare la French New Wave, ne attaccano il risultato, che è l’accettazione generale dell’ art for art’s sake, of artistic motivation for using tricks and special effects. È il fondamentale rifiuto dell’illusionismo. Film is not illusion, film is truth.

Tratto da LO STILE CINEMATOGRAFICO di Laura Righi
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