"It happened here". Cinema di Resistenza tra documentario e denuncia
La Resistenza ha sicuramente modificato l’idea della “guerra” ereditata dal 1914-18 e della seconda guerra mondiale. Sebbene le esperienze inglesi, francesi, tedesche e italiane siano molto diverse, la seconda guerra mondiale ha coinvolto intere popolazioni. Tutti gli uomini idonei alle armi e le donne di sana costituzione furono inseriti nello sforzo bellico e i civili diventarono gli obiettivi legittimi dell’attacco su vasta scala. In tutte le nazioni la messa in scena della Resistenza fu pessimistica, condivisa, e contribuì ad ampliare gli orizzonti del “visibile” banalizzando la rappresentazione della crudeltà. Contribuì inoltre ad aumentare la richiesta di maggior “documentarismo” nella descrizione degli eventi. Solo un film è riuscito ad abbinare pessimismo, documentarismo, attori non professionisti, crudeltà e consenso collettivo: “It happened here”. Il messaggio contenuto in questo film è che l’individuo non esiste come pura e semplice volontà indipendente e che non incontra mai verità indubitabili. In altre parole, servendosi del cinema della Resistenza il film polemizza contro l’uso delle star, che devia i film verso le tradizioni cinematografiche più classiche ed elude i problemi sollevati dalla guerra clandestina. Questo film fu partecipe della nuova moda del cinema europeo che tentava di distruggere la narrazione classica di Hollywood e che gli spettatori giudicarono troppo astratta e intellettuale. D’altro canto, mise in scena un periodo della storia che non ebbe lunga popolarità. "It happened here", che non fu apprezzato dal pubblico, suscitò interesse tra i registi e fu il preludio di molti cambiamenti nella descrizione della Resistenza. Il film era il segnale che gli Europei erano pronti a riconsiderare la guerra clandestina.
Nel decennio successivo la tragedia ebraica fu introdotta in tutte le cinematografie europee. I registi esplorarono anche l’ipotesi della guerra civile accanto agli invasori che negli anni 50 erano gli unici nemici, cominciarono ad apparire i collaborazionisti, distruggendo l’illusione del consenso sociale. Dopo il 1960 l’Inghilterra ha contribuito a sviluppare una nuova visione clandestina e, molto prima della Liberazione, ha inaugurato la lunga serie dei film sulla Resistenza. Verso la metà del secolo il cinema della Resistenza rappresentò la possibilità di rendere stabili gli scambi tra le compagnie inglesi e quelle continentali, ma non è chiaro come questi film, prodotti in paesi diversi,potessero ottenere una risposta positiva da pubblici di diversa nazionalità. Ci fu senza dubbio, un interesse generale per la Resistenza: ma ci furono anche pregiudizi locali difficili da superare.
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Autore:
Laura Righi
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Cinema e studi culturali
- Docente: Michele Fadda
- Titolo del libro: Cinema e identità europea
- Autore del libro: Pierre Sorlin
- Editore: La nuova Otalia
- Anno pubblicazione: 2011
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