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Cinema di Resistenza in Europa. Crudeltà e sadismo


La resistenza costituisce un problema difficile e imbarazzante poiché pone domande spiacevoli sul comportamento collettivo e individuale.
L’Inghilterra combattente voleva dimostrare che avrebbe resistito all’occupazione, o piuttosto dava per scontato che lo avrebbe fatto, ma riteneva fosse utile metterlo in evidenza. Nei paesi occupati o sconfitti invece, la preoccupazione comune stava nell’alternativa tra subire e resistere.
In tutta Europa il cinema di Resistenza è tra le espressione più violente degli anni‘50 (“Roma città aperta”, “Paisa”, “Odette”). Negli anni’30 gran parte della letteratura popolare aveva sostenuto un immagine dura e realistica della guerra, ma il cinema non fu capace di superare le difficoltà dell’adattamento di questi testi e si limitò a rappresentare la prima guerra mondiale in un campo, una nazione, in modo da evitare confronti di qualsiasi genere.
I film della Resistenza ampliano la sfera del visibile; portano sullo schermo alcuni aspetti della crudeltà e del sadismo. Nei film sulla prima guerra mondiale la morte era drammatica ma rapida, dignitosa, in quelli sulla Resistenza è sporca e degradante.
Va annotato che diversi film di questo periodo furono realizzati sui memoriali degli ex resistenti; per quanto riguarda la realizzazione dei film, le scenografie non erano molto costose, c’erano poche comparse e gli esterni erano pressappoco nelle condizioni della guerra. Ne è un esempio "Roma città aperta", vero documentario dell’occupazione tedesca della città.
Il problema si complica se si considerano i cast: alla fine degli ani 40 i registi si servivano di attori non professionisti. La tendenza è stata attribuita al neorealismo italiano, ma esisteva anche in altri paesi ed ebbe particolare importanza nel cinema della resistenza. Infatti la resistenza era considerata un tema troppo serio per scritturare dei professionisti.
Sulla scia della resistenza al nazismo sono emerse altre forme di resistenza:africani, asiatici contro il colonialismo, il Vietnam, L’Afghanistan. Gli Europei sono stati coinvolti nei casi dell’Algeria e dell’Eire. Il cinema francese ha però quasi del tutto autocensurato la guerra algerina.

Tratto da CINEMA DEL NOVECENTO IN EUROPA di Laura Righi
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