Ideologia della modernizzazione
Nel dopoguerra gli Stati Uniti fecero pressione per lo smantellamento dei residui imperi coloniali: la Gran Bretagna non era più in grado di porre condizioni, così iniziò il processo di decolonizzazione. Sorsero 40 nuovi stati che aderirono all'ONU. Tuttavia non si realizzò il sogno di un mondo unico della dottrina di Roosevelt, ma al contrario il mondo si divise subito in due blocchi contrapposti grazie anche alla dottrina Truman. Con l'arrivo dell'URSS sulla scena mondiale e con la Conferenza di Bandung del '55 il Terzo Mondo attirò l'attenzione degli esperti dei Paesi Avanzati e si radicò in Stati Uniti il timore che questi paesi fossero territorio fertile per rivoluzioni socialiste. Nel discorso di Truman del '49, col cosiddetto Point Four si fa coincidere l'inizio dell'epoca dello sviluppo e del sottosviluppo, e dunque l'era della modernizzazione. La modernizzazione divenne una cornice interpretativa e prescrittiva. L'America voleva dimostrare ai PVS che lo sviluppo liberale e capitalista avrebbe alleviato la povertà e innalzato il tenore di vita. Le teorie economiche della modernizzazione furono finanziate dal Governo federale e utilizzate per contrastare l'emergere di sentimenti socialisti nel Terzo Mondo. Nel 1961 nacque a questo scopo l'agenzia USAID, all'interno della quale Rodenstein e Rostow elaborarono una teoria dello sviluppo visto come processo lineare a tappe. L'ideologia della modernizzazione operò molto negli anni '60. La sua struttura concettuale mirava ad espandere il potere americano e fare sì che gli Stati Uniti venissero percepiti come una nazione anticoloniale e altruistica. Tuttavia alla fine degli anni '60 una serie di eventi sollevarono seri dubbi su questo modello.
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Autore:
Giulia Dakli
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- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Politiche
- Titolo del libro: Globalizzazione: breve storia di un’ideologia
- Autore del libro: Oreste Ventrone
- Editore: Franco Angeli
- Anno pubblicazione: 2004
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