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L'attività teatrale di F. G. Lorca



Lorca torna da New York molto più agguerrito, ricco di un’esperienza più consapevole delle possibilità espressive dell’avanguardia, più accorto contro il facile popolarismo e il generico cosmopolitismo, più sensibile alle sofferenze degli altri, più aperto al mondo. Tornato in Spagna si dedica quasi esclusivamente al teatro.

La sua passione per il teatro va ricercata nella passione infantile per le marionette. Ma il teatro aveva scarsa tradizione recente in Spagna, anche se ricchissima se riferita al passato remoto. Lui e Valle – Inclàn, in maniera parallela, dovettero rifondarne la tradizione.
Inizia male con El maleficio de la mariposa, nel 1920. Nel 1927 ottiene un buon successo con Mariana Pineda (iniziata nel 1923), segnando la sua prima affermazione pubblica come artista.  
Ma è nel 1928, con Amor de Perlimplìn con Belisa che Lorca lascia la cosa più bella della sua prima produzione teatrale. È una tragedia dell’amore impossibile, tema sul quale tornerà col cosiddetto “teatro maggiore”. È un omaggio a chi con l’intelligenza e la immaginazione sa dominare la vita. Nel teatro lorchiano il tema dell’amore come tensione verso l’impossibile, desiderio vitale di congiunzione e unità a cui si oppongono continui e quasi insuperabili ostacoli, è imperante. Dal 1932 lavora al progetto del teatro de “La Barraca”, un teatro universitario itinerante nato nel clima entusiastico della nascita della Repubblica, che portava in scena opere classiche del Siglo de Oro con tecniche proprie dell’avanguardia.
Da questa idea di attualizzazione e dalla ricerca di un nuovo rapporto col pubblico, nasce il teatro maggiore. Qui al centro è sempre l’amore impossibile, ma l’ostacolo stavolta è rappresentato dalle barriere sociali, dall’onore, dal matriarcato, dalla rigida spartizione dei ruoli tra uomo e donna. Ricordiamo Bodas de sangre, Yerma, Dona Rosita la soltera, La casa de Bernarda Alba.
Il teatro lorchiano, con tutti i limiti, di facile estetismo, di letteraria declamazione nel trattamento, di populismo nell’analisi degli ambienti, aggrediva alcuni pregiudizi di fondo della vita spagnola, colpendo in modo esemplare, quasi didattico, la vecchia morale bigotta. Riproponeva, inoltre, il teatro come forma di dibattito e di ricerca, di provocazione e di espressione totale.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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