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La vita di Federico Garcia Lorca (1898 - 1936)


Lorca è per tutti un mito moderno. C’è da chiedersi come una poesia del genere, colta, oscura e innovatrice, abbia superato tutte le barriere dell’impopolarità, più o meno diffusa, della poesia moderna, provocando entusiasmi e inaugurando mode. La tv, il cinema, i dischi, il balletto, ogni cosa è servita a riprodurre Lorca.Due sono probabilmente le cause principali di questa popolarità: il suo non comune senso del tragico, la disarmata dichiarazione di dolore di cui questa poesia è portatrice, e la fine dell’autobiografismo assoluto. Lorca rifiuta l’elefantiasi dell’io poetico, che schiaccia e copre l’”altro”, e inaugura una poesia che si fa superindividuale; il poeta stesso fu molto riluttante a parlare pubblicamente di se e in vita sua fu schivo e riservato: l’immagine più personale di lui è leggendaria: la notizia del suo pianto mentre lo portavano a morte.  
È difficile tratteggiare una biografia di Lorca, perché dalle sue lettere, dalle sue interviste, dalle sue liriche, persino dalle lettere più private, trapela solo un fortissimo desiderio di riserbo, oltre ad una enorme generosità verso il prossimo.  Diceva di avere ereditato dal padre la passione e dalla madre l’intelligenza, mostrando come tanti altri scrittori spagnoli, un significativo rapporto con la figura materna. Della famiglia tratteggiava una descrizione non sentimentale, anzi, improntata al più secco giudizio sociale, col padre agricoltore e la madre di famiglia fine che alla fine del secolo subiscono un crac da cui, racconta Lorca, si stavano riprendendo. Per Lorca non ci fu un passaggio netto tra l’infanzia e la maturità, e in un certo senso rimase sempre un infante. Non nel senso della regressione magica all’epoca più felice per ogni uomo, bensì una vera e propria weltanschauung ancorata a quel tempo, una straordinaria capacità umana di integrare unità di coscienza e disponibilità al lavoro e al gioco contemporaneamente, con la consapevolezza di un sempre possibile ritorno a quel passato vivo. Quello di Lorca non è un infantilismo letterario, una regressione nostalgica, ma una seria capacità di esprimere maturamente la coscienza della realtà, la sua conflittualità e il superamento di questo conflitto, pur conscio dei limiti e della precarietà di questo superamento. L’infantilismo di Lorca è in fondo un’altissima espressione di dolore maturo, vissuto con la profonda sensibilità di un bambino, un bambino vecchissimo, come direbbe Vicente Aleixandre.  


Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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