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L'ultima fase della poesia Lorchiana

L'ultima fase della poesia Lorchiana


Anche in questi anni di forte dedizione al teatro, Lorca continuò a scrivere poesie. Nel 1935 pubblica un poemetto, Llanto por la muerte de Ignacio Sanchez Mejìas, un amico torero morto nell’arena. Il dolore per la morte dell’amico lancia Lorca in un grido elegiaco che riassume la grandezza espressiva del Romancero e di Poeta en Nueva York, tornando alla costruzione metrica tradizionale, dopo l’uso del verso libero. Il Divàn del Tamarit del 1936 è la sua ultima raccolta, segnata dal ritorno all’andalusismo minore sulla linea della rilettura della poesia arabo – andalusa.
Il colpo di stato del 1936 lo sorprese a Madrid. Anziché restare lì a lottare contro il golpe, si rifugiò infantilmente a Granada, che egli stesso aveva definito luogo dove si agitava la peggiore borghesia di Spagna. Le ragioni immediate della sua fucilazione non si conoscono ma è chiaro che qualcuno voleva spegnere con lui la sua rivolta assoluta, il suo antifascismo totale, di colui il quale nel 1934 dichiarò che sarebbe stato sempre dalla parte di coloro che non hanno niente.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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