La prima e la seconda fase della vita di F. G. Lorca

Il primo libro di Lorca, Impresiones y paisayes, del 1918, è però ancora tutto legato a quella sua condizione di bambino esaltato dalla Granada impressionistica della sua infanzia. Siamo ai tempi dell’Università di Granada, della facoltà di legge che Lorca frequentava. Nel frattempo già suonava e dipingeva, manifestando una notevole vocazione a quella unità delle arti che è tipica dei poeti moderni, alla sequenza suono – colore che rimarrà in tutta la sua produzione poetica.Evento decisivo nella sua vita di intellettuale e di artista fu chiaramente il soggiorno alla Residencia di Madrid, durato dal 1919 al 1923. Lorca si inseriva così nel filone di fondo della nuova cultura spagnola, ma con due personali aperture: una verso le esperienze avanguardistiche (cubismo prima e surrealismo poi) e l’altra verso il mondo granadino, a cui era legato per la tenuta del padre e per il gruppo di amici coi quali fondò nel 1928 la rivista El Gallo, di cui uscirono solo due numeri.

La seconda fase

Nel 1921 usciva la sua prima raccolta di versi, Libro de Poemas, squisitamente letterario come sono di solito i libri giovanili dei grandi poeti. In questa raccolta Lorca rielabora le tre grandi esperienze poetiche castigliane di cui disponeva: quella di Juan Ramòn Jimènez (intensificazione semantica e liberazione sintattica), quella di Antonio Machado (pregnanza simbolica), e quella huidobriana della immagine visionaria. Andrà però al di là di queste esperienze e le forzerà oltre i loro limiti, inaugurando un nuovo fare poetico. È una poesia fatta di oggetti guardati con occhi infantili e divinatori, di trasferimenti violenti di qualità da una cosa all’altra (e qui è chiaro il bisogno di umanizzazione delle cose e di ricostruzione della loro unità con l’uomo).
Nella raccolta compaiono già molti dei miti lorchiani, come quello della morte, ancora impersonata da Dona Muerte, ma già pian piano diretta verso strade più aleatorie.