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Il conflitto sociale nelle fabbriche Italiane (1960-1963)


IL CONFLITTO SOCIALE NELLE FABBRICHE. Anche nelle fabbriche si svolgono segnali di cambiamento. Seguiremo il loro svolgersi sino al 1963, considerando cioè la fase segnata, tra il 1960 e il 1963, da due governi Fanfani molto diversi tra loro: il primo monocolore e il secondo che è di fatto il primo governo di centro – sinistra della storia della repubblica italiana.
La realtà del 1959 è ancora contraddittoria, fatta da un lato di riprese significative delle lotte operaie e di segni nuovi di unità d'azione fra i sindacati, e dall'altro costellata dal permanere di molte divisioni. Una di queste divisioni, ad esempio, si rivela durante lo sciopero dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto: l'accordo è firmato da CISL e UIL e non dalla CGIL. La mancanza di unità è tangibile nei singoli scioperi, che non manifestano la portata massima della loro forza: a Milano i cortei, pur avendo acquisito una visibilità perduta da anni, sono costellati da interventi parecchio duri della polizia, anche se d'altro canto iniziano ad affacciarsi iniziative di alleanza e sostegno agli operai da parte degli studenti. A Torino la ritrovata unità d'azione sindacale non riesce comunque a rompere il pesante clima creato dalla Fiat, e a farne le spese non è solo la CGIL ma anche la CISL, che vede farsi sequestrare un automezzo munito di altoparlanti.
Nel 1959 sono ancora forti le pressioni e gli allarmismi degli ambienti più conservatori, sempre pronti a trasmettere l'idea dello sciopero non come manifestazione di un disagio economico e sociale ma come atto politico, sovversivo e rivoluzionario. Stavolta però gli allarmismi sono accolti con minore entusiasmo e parecchi sono gli interventi che smentiscono le campagne diffamatorie anti operai. Affiorano problemi e sperequazioni ingiustificabili in un periodo economicamente florido, all'insegna di una forte tecnologizzazione e di razionalizzazioni, e della nuova importanza concessa al tempo libero: orari di lavoro intollerabili, disparità tra sessi, gerarchie.
Un mutamento importante assume la CGIL, che durante il V congresso assume pienamente la contrattazione di tipo articolato, a livello d'azienda o gruppo, come elemento portante della sua strategia, superando il centralismo del decennio precedente che l'aveva danneggiata. Le richieste sindacali riguardano il salario e l'orario ma il nodo vero è il principio stesso della contrattazione integrativa, che il padronato respinge. Il cuore della vertenza è a Milano, dove la lotta diventa immediatamente visibile, soprattutto per l'articolazione enorme degli scioperi e delle manifestazioni.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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