Il tema della resistenza nell'identità nazionale
Il tema della resistenza nell'identità nazionale
Per quel che riguarda la scuola, dopo la caduta del governo Tambroni, una circolare del nuovo ministero della Pubblica Istruzione dispone che l'insegnamento della storia non si fermi alla Grande Guerra ma alla Costituzione ma erano scontate le resistenze, i malcontenti, le pigrizie e le riserve culturali, e cinque anni dopo, il bilancio di apprendimento della nuova generazione è quantomeno osceno.
La televisione attende anch'essa la caduta del governo Tambroni per vedere le prime trasmissioni sulla Resistenza ma basta la prima puntata di una trasmissione innocua e leggera come Tempo della divisa, incentrata su una traballante satira del fascismo e delle conquiste dell'Etiopia (ma anche l'antifascismo clandestino era preso di mira) per scatenare un inferno che porterà addirittura Fanfani, allora capo del governo, ad ammonire la RAI.
Reticenze e censure continuano a pesare, dunque, ma accanto ad essi si fa progressivamente strada un'altra via. Più esattamente, nel corso di pochissimi anni (1961 – 1965) attraverso i programmi televisivi è possibile cogliere un processo più generale: un passaggio dalla rimozione ad una ufficializzazione della Resistenza che ne banalizza contenuti e ragioni, contraddizioni e lacerazioni. Si passa cioè dall'oblio alla costruzione di una memoria pubblica, astrattamente apologetica, che si sovrappone alle molteplici e differenti memorie private senza riuscire a risolverle, in sé, senza aiutarle a riconoscersi come parte di un processo.
L'insistenza unilaterla e retorica sui temi del riscatto nazionale e del sacrificio tendeva a tradursi in sermoni pedagogici e di scarsa efficacia e veniva spesso a negare altri elementi: la drammaticità di uno scontro che fu anche guerra civile, le aspirazioni a trasformazioni radicali del paese, eccetera.
Inoltre, lasciava ai margini nodi e problemi relativi a una questione cruciale: l'identità nazionale, o meglio: i differenti modelli di identità nazionale che allora vennero a scontrarsi. In queste concessioni ebbe largo ruolo anche la sinistra, che sembrò essere paga del semplice ritorno alla trattazione di temi che per anni erano stati quasi tabù. Alcuni più lungimiranti, come Secchia, indicavano la necessità di liberare l'essenza rivoluzionaria di quel momento storico dalle pastoie di un antifascismo indifferenziato. Si vedono in nuce, poi, gli scontri tra resistenza rossa e resistenza tricolore, la prima indirizzata alla valorizzazione dei contenuti di classe, la seconda alla sottolineatura dell'evento come miccia dell'esplosione unitaria.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Salvatore Adorno
- Titolo del libro: Storia del miracolo italiano
- Autore del libro: Guido Crainz
- Editore: Donzelli
- Anno pubblicazione: 2005
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