Epilogo di "La signora di Shangai". Labirinto di specchi
Nel susseguirsi delle vicende, Grisby viene realmente ucciso e il suo cadavere viene trovato dalla polizia. O'Hara, accusato dell'omicidio, viene difeso dallo stesso Bannister, ma le prove contro di lui sono schiaccianti. Prima che la sentenza venga pronunciata, riesce comunque a fuggire fingendo di suicidarsi con dei tranquillanti usati da Bannister e fa perdere le sue tracce scomparendo nella Chinatown di San Francisco. Credendo di salvarsi, Michael finisce inevitabilmente per essere assimilato dal mondo di Elsa, come dimostra esemplarmente il progressivo arrivo e smarrimento all’interno di Chinatown prima e nella camera degli specchi poi. Michael rincontra Elsa e, mentre i tranquillanti cominciano ad annebbiargli la coscienza, scopre il torbido passato della donna a Shanghai e capisce che ad uccidere Grisby è stata lei. O'Hara si ritrova in un padiglione di luna park dove, in un labirinto di specchi, assiste all'ultimo incontro tra Elsa e suo marito che finiscono con l’uccidersi a vicenda. Prima di morire, Elsa chiede aiuto a O'Hara, ma il marinaio la lascia al suo destino. La scena della camera degli specchi ricorda molto la costruzione estetica de Il gabinetto del dottor Caligari e richiama particolarmente alla dimensione onirica.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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