"Quarto potere". Susan tenta il suicidio
La situazione diventa insostenibile per Susan che quindi tenta il suicidio. Anche la scena del suicidio è costruita in maniera assai complessa ed è rimasta nella storia per la sua perfetta architettura visiva. Vediamo la porta in profondità di campo e in ombra nell’angolo capiamo che c’è Susan. Sentiamo i suoi gemiti e Kane che tenta di entrare. Se fosse stata realizzata obbedendo agli stilemi del decoupage classico, questa scena si sarebbe costruita tramite il montaggio di diverse inquadrature: i dettagli del flacone di sonnifero, il primo piano del volto della moglie e del marito, i piani d’insieme della stanza. Welles gira al contrario l’intera scena in un’unica inquadratura costruita su tre diversi livelli di profondità: in primo piano il flacone di sonnifero, dietro di esso il volto della donna, sullo sfondo perfettamente a fuoco, la porta che di lì a qualche istante verrà abbattuta da Kane. Questo è forse l’esempio più alto di montaggio interno presente all’interno di un’unica inquadratura. Subito dopo interviene il decoupage classico nella sua forma forse più prevedibile, ovvero mostrandoci un campo-controcampo durante una scena di dialogo. Susan ribadisce la sua volontà di abbandonare la carriera da cantante, Kane prova ad opporre nuovamente resistenza, cerca di convincerla ad affrontare il pubblico, ma alla fine cede.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco Vincenzo Valerio
[Visita la sua tesi: "La fortuna critica italiana de I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli"]
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria e analisi del linguaggio cinematografico
- Docente: Elena Dagrada
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