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La dimensione cooperativa delle alleanze: la teoria realista

La dimensione cooperativa delle alleanze: la teoria realista 

Frutto di una dura necessità politica, o più semplicemente strumento a disposizione degli Stati per perseguire i fini più svariati, le alleanze sono uno dei fenomeni più tipici e più costanti della politica internazionale. Alle alleanze sono legate alle guerre (altro fenomeno costante della vita internazionale) e, spesso, anche i tentativi di impostare e mantenere un certo tipo di ordine internazionale. 
Le più diffuse definizioni di alleanza sono tutte accomunate dalla stessa insistenza, con termini e accentuazioni diverse, su 3 elementi di fondo: 
un’alleanza ha 
− una natura cooperativa, 
− carattere formale, 
− e ha per oggetto la sicurezza delle parti in causa, prevalentemente nella sua dimensione militare. 

Secondo M. Cesa, si tratta di una concezione nel suo complesso corretta, ma limitata. Infatti, se l’aspetto cooperativo costituisce indubbiamente una delle caratteristiche tipiche dell’alleanza, esso non deve però far perdere di vista un elemento di emulazione, se non, in certi casi, di antagonismo, tra gli stessi alleati. 
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Definire un’alleanza come un accordo formale di cooperazione non deve portare alla conclusione che i rapporti tra i suoi membri siano esclusivamente cooperativi. 
Inoltre, porre l’accento sull’aggregazione delle forze in vista di un obiettivo esterno (= la sicurezza nei confronti di un nemico comune) è utile, ma solo in prima approssimazione, poiché vi sono alcuni aspetti legati alla formazione e al funzionamento delle alleanze che sfuggono a questo tipo di interpretazione e che rimandano a dinamiche interalleate più complesse e articolate. 
Anche se le alleanze, le loro origini e il loro funzionamento, i loro effetti e la loro durata, sono stati indagati da molteplici punti di vista e con l’ausilio delle più svariate metodologie dalla teoria delle relazioni internazionali, è alla scuola realista che si devono le più significative riflessioni. 
Uno degli assiomi della tradizione realista è che alla base delle alleanze vi siano gli interessi convergenti dei singoli Stati. 
Ma di quali interessi stiamo parlando? 
Praticamente tutti gli studiosi che si identificano nel realismo sostengono che gli interessi in questione sono direttamente legati alla sicurezza = protezione nei confronti di una minaccia comune ⇒ l’alleanza non è altro che l’unione delle forze di chi, temendo di non poter far fronte da solo ad un nemico, decide di collaborare a questo fine con altri Stati che si trovano nella stessa situazione. 
È questa l’essenza di ciò che viene comunemente chiamato il modello della “aggregazione di potenza”. Occorre notare, a questo proposito, la chiara sovrapposizione tra la teoria dell’equilibrio internazionale e la teoria delle alleanze: queste ultime non sarebbero altro che un mezzo con il quale gli Stati mantengono tra di loro una distribuzione approssimativamente uguale di potenza, per fini di sicurezza. 
In Politics among Nations, H. Morgenthau afferma che l’aspirazione alla potenza da parte di diversi Stati, ognuno dei quali cerca di conservare o di rovesciare lo status quo, porta necessariamente ad una configurazione chiamata equilibrio di potenza e a politiche che cercano di preservare tale equilibrio. 
Il concetto di “equilibrio” come sinonimo di “bilanciamento” è utilizzato comunemente in molte scienze; esso significa stabilità all’interno di un sistema composto da un certo numero di forze autonome ⇒ quando l’equilibrio viene disturbato (da una forza esterna oppure dal cambiamento di uno degli elementi del sistema), il sistema tende a ristabilire l’equilibrio originale o a crearne uno nuovo. 
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2 assunti sono alla base di tutti questi equilibri: 
1. gli elementi da bilanciare sono necessari per la società (o devono comunque esistere); 
2. senza uno stato di equilibrio un elemento guadagnerebbe potere sugli altri, usurpandone diritti ed interessi e, infine, annientandoli. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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