Il realismo contigente di Glaser
L’articolo di Glaser (Realists as optimists) si concentra sulle opzioni politico-militari degli Stati in periodo di pace. In questo contesto,
− cooperazione = le politiche volte ad evitare corse agli armamenti,
− competizione = accumulo unilaterale di risorse militari, che molto probabilmente produrrà corse agli armamenti e la formazione di alleanze.
Tuttavia, l’analisi delle politiche di cooperazione non si limita ai periodi di pace; infatti, gli Stati ritengono la cooperazione desiderabile perché fa sì che essi siano in grado di moderare le cause di guerra ⇒ oltre ad essere più ottimistico sulle prospettive di cooperazione, l’approccio di Glaser (che chiama “realismo contingente” e che si propone come una sorta di correzione, non come una teoria alternativa) è anche più ottimistico sulla possibilità di evitare le guerre.
Il realismo contingente di Glaser viene costruito attraverso 3 argomenti:
1. il realismo standard è parziale, perché si concentra sui benefici della competizione, tralasciandone i rischi. In particolare, se il realismo standard associa il self-help alla competizione, esso tuttavia trascura il fatto che anche le politiche di cooperazione sono un’importante tipologia di self-help.
Un paese può spingere un avversario a cooperare facendo leva sulle proprie risorse (dunque sul self-help), dal momento che la capacità di uno Stato di affrontare una corsa agli armamenti è la condizione principale per mostrare all’avversario i rischi di una corsa agli armamenti e spingerlo quindi alla cooperazione.
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Di per sé, il self-help non ci dice niente circa il comportamento degli Stati, se cioè essi sceglieranno la competizione oppure la cooperazione.
Infatti, se è vero che il desiderio di evitare perdite di capacità e di ottenere un certo vantaggio militare può spingere uno Stato a competere con gli altri, è però altrettanto vero che questo stesso desiderio può portare uno Stato a cooperare.
Lo stesso vale per l’elemento dell’incertezza circa le motivazioni dell’avversario: essa può spingere uno Stato a competere, come sostiene il realismo standard, ma anche a cooperare, come sostiene il realismo contingente. Anzi, secondo Glaser, l’insicurezza diffusa genera 2 motivi che spingono gli Stati a cooperare piuttosto che competere:
1. anche se la cooperazione non risolve l’incertezza circa le motivazioni dell’avversario, essa può comunque ridurre tale incertezza riducendo la minaccia militare;
2. inoltre, essa può ridurre l’incertezza, convincendo l’avversario che si agisce per insicurezza, non per ambizione.
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Il realismo contingente richiede che vengano modificate le prescrizioni incondizionate del realismo strutturale standard con prescrizioni condizionate, che cioè specifichino quando gli Stati dovrebbero cooperare e quando competere.
2. il realismo standard basa le sue argomentazioni in termini di potere, il quale influenza le capacità operative dello Stato, dal momento che è definito in termini di distribuzione di risorse (popolazione, economiche, industriali, militari) tra gli Stati presenti nel sistema ⇒ gli Stati mireranno alla loro sicurezza cercando di mantenere la loro posizione nel sistema. Ma non è tutto qui e il realismo contingente colma questa mancanza aggiungendo le variabili attacco-difesa, necessarie per spostare la base della teoria dal potere alle capacità militari e la strategia.
L’equilibrio attacco-difesa è il rapporto dei costi delle forze offensive e i costi delle forze difensive ⇒ quando il vantaggio della difesa aumenta, il rapporto delle risorse necessarie per il difensore diminuisce.
Queste variabili dipendono da molteplici fattori, in particolare dalla natura della tecnologia militare e dalla geografia.
L’aggiunta di queste variabili non distorce il classico dilemma della sicurezza, ma lo perfeziona, rendendolo maggiormente in grado di spiegare la scelta degli Stati tra le opzioni di competizione e di cooperazione.
La differenziazione delle politiche possibili dipende dalla distinguibilità tra le forze offensive e quelle difensive:
− se sono distinguibili, gli approcci possibili per raggiungere la sicurezza sono 3:
- cooperazione attraverso il controllo degli armamenti: quando la difesa ha un ampio vantaggio, il controllo degli armamenti diventa non necessario.
- difesa unilaterale = uno Stato decide di applicare le proprie forze difensive indipendentemente da cosa il suo avversario decida di fare
- corsa agli armamenti
− se non sono distinguibili, la scelta sarà tra
- costruire armamenti maggiori, col rischio di generare una corsa agli armamenti. Questo, tuttavia, potrebbe avere comunque scarsi effetti sulle capacità deterrenti degli Stati.
- controllo degli armamenti: quando offesa e difesa non sono distinguibili, il controllo degli armamenti diventa meno utile, dal momento che limitazioni della quantità delle forze possono lasciare pressoché inalterate le capacità offensive e difensive dei contendenti e avere limitati effetti sul potere deterrente di una parte.
3. contrariamente al realismo standard, il realismo contingente afferma che gli Stati non dovrebbero concentrarsi solo sulle capacità, ma anche sulle motivazioni, elementi disponibili solo a livello di unità, non di sistema.
Secondo Glaser, gli Stati possono tentare di dimostrare le loro buone intenzioni (riducendo l’insicurezza negli avversari) attraverso 3 politiche militari:
1. controllo degli armamenti
2. difesa unilaterale
3. limitazioni unilaterali = ridurre la propria capacità militare sotto il livello che si ritiene necessario per atti di deterrenza e difesa. Ovviamente, gli elevati rischi renderanno gli Stati molto titubanti a fare una simile scelta.
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Dopo aver delineato gli elementi del realismo contingente, Glaser critica alcuni degli assunti fondamentali del realismo strutturale standard:
Realismo strutturale standard
Se gli Stati cercano di massimizzare il loro potere relativo, le relazioni internazionali saranno altamente competitive, mentre le politiche di cooperazione saranno rare, dato che non consentono di ottenere guadagni relativi.
I sostenitori di questo argomento spesso cercano di difenderlo aggiungendo che gli Stati massimizzano il loro potere relativo quando possono ⇒ questa aggiunta è importante, perché si riferisce a cosa gli Stati vogliono, non a come si comportano.
Gli Stati si preoccupano non solo se la cooperazione possa far ottenere loro un certo guadagno, ma anche come saranno distribuiti tali guadagni.
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Gli Stati concludono che il pericolo di una perdita relativa supera il beneficio di un guadagno in termini assoluti, rendendo la cooperazione poco desiderabile.
Gli Stati non vorranno cooperare nel campo della sicurezza perché si concentreranno sul pericolo che l’avversario possa imbrogliare nel controllo degli armamenti (cheating problem).
Realismo contingente
Affermare che gli Stati mirano a massimizzare il loro potere relativo, significa affermare che questo è il modo migliore per ottenere la sicurezza.
Glaser avanza però 3 argomenti che dimostrano il contrario:
1. in base al dilemma della sicurezza, uno Stato che aumenta il proprio potere relativo può al tempo stesso diminuire la propria sicurezza, dal momento che renderebbe l’avversario più insicuro e dunque desideroso di espandersi.
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Accettare una certa parità nelle capacità militari potrebbe essere più sicuro che massimizzare il proprio potere relativo.
2. tentare di massimizzare il potere potrebbe aumentare la probabilità di perdere un’eventuale corsa agli armamenti.
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Anche uno Stato che preferirebbe vincere una corsa agli armamenti sceglierebbe di cooperare – cioè accettare la parità – piuttosto che uscirne vinto.
3. tralasciando di distinguere tra potenziale offensivo e potenziale difensivo, la massimizzazione del potere relativo tralascia il fatto che essa potrebbe anche non massimizzare le capacità militari necessarie per la difesa e la deterrenza.
Secondo il realismo cognitivo, in certe circostanze, gli Stati che si preoccupano per la loro sicurezza non dovrebbero preoccuparsi della questione dei guadagni relativi.
Bisogna infatti tener conto che gli assetti militari sono gli strumenti, mentre la sicurezza è il fine della politica.
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Un guadagno assoluto dalla cooperazione = un aumento della sicurezza.
Qualora la cooperazione porti una perdita relativa negli assetti militari, riducendo la capacità operativa e la sicurezza, allora lo Stato dovrebbe rifiutarsi di cooperare.
NB: questo rifiuto rifletterebbe l’incapacità della cooperazione di aumentare la sicurezza ⇒ di garantire un guadagno assoluto, non relativo.
Inoltre, sebbene sia in generale accettato che la cooperazione nel campo della sicurezza possa generare dei guadagni relativi in termini di crescita economica, secondo Glaser è tuttavia poco probabile che questo elemento diventi un pericolo in futuro, e metta dunque a rischio la possibilità della cooperazione stessa.
Secondo il realismo contingente, il cheating problem ha importanza solo nel caso in cui gli Stati si siano resi conto che la cooperazione può aumentare la loro sicurezza ⇒ la cooperazione è desiderabile (Questo è vero se rigettiamo gli assunti del realismo standard).
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Il realismo contingente riconosce l’eventualità del cheating problem, ma preferisce concentrarsi sulle condizioni in cui per gli Stati la cooperazione diventa desiderabile.
In essenza, il realismo difensivo afferma che gli Stati massimizzano la loro sicurezza cercando di mantenere lo status quo nel sistema internazionale ⇒ politiche estere aggressive o espansioniste non hanno alcun senso o, peggio, sono controproducenti, perché la sicurezza può benissimo essere raggiunta in altri modi. In particolare,
− il più delle volte la difesa è più semplice dell’attacco: il realismo difensivo crede fortemente nell’idea che esista un certo equilibrio attacco-difesa tra le tecnologie e le capacità militari nel sistema internazionale e che gli Stati siano in grado di leggere e misurare tale equilibrio;
− gli Stati devono tener conto della tendenza all’equilibrio di potenza: uno Stato che cerchi di espandere troppo il suo potere dovrà quasi sicuramente scontrarsi con una coalizione equilibratrice ⇒ secondo il realismo difensivo, la struttura del sistema internazionale offre agli Stati degli incentivi solo per preservare l’equilibrio di potenza, non per modificarlo.
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