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Perché il mito della sicurezza attraverso l’espansione è così diffuso?

Perché il mito della sicurezza attraverso l’espansione è così diffuso? 

Le risposte date a questa domanda possono essere raggruppate in 3 gruppi teorici: 
A. Spiegazione realista: sottolinea l’esigenza da parte degli Stati di ottenere una certa posizione nel sistema internazionale. Secondo il realismo, i costi e i rischi dell’aggressione possono anche essere inevitabili, in un ambiente internazionale anarchico che costringe gli Stati ad adottare mezzi bellici per garantire la propria sicurezza ⇒ più uno Stato è debole e potenzialmente vittima di attacchi da parte di altri Stati, più aggressivo deve diventare, per garantire la propria auto-difesa. Richiamando il gioco del Dilemma del prigioniero, vediamo come le scelte difensive e razionali possano condurre ad interazioni competitive che rendono tutti più insicuri. 
Oltre all’ambiente anarchico (che di per sé non basta a spiegare e predire una strategia di espansionismo), il realismo elenca altre condizioni che, quando presenti, fanno sì che l’atteggiamento che ci si aspetta dagli Stati sia una strategia di sicurezza attraverso l’espansione: 
− vantaggio dell’offensiva: quando la tecnologia militare favorisce l’attaccante, le strategie espansioniste appaiono molto attraenti. Nella realtà, però, situazioni di vantaggio globale dell’offensiva sono molto rare. Più spesso, invece, le autorità sul campo dichiarano che il più delle volte la difesa gode il vantaggio, che può essere maggiore o minore a seconda delle diverse condizioni tecnologiche, geografiche e anche politiche; 
− risorse cumulative: laddove gli Stati possono fare nette aggiunte alle loro risorse di potere, i realisti si aspetteranno l’adozione di strategie di sicurezza attraverso l’espansione. TUTTAVIA, come affermato da Robert Gilpin, ad un certo punto i costi supereranno i guadagni di ulteriori conquiste ⇒ una politica di espansione deve essere comunque condotta secondo certi limiti (il raggiungimento dell’autarchia, il raggiungimento di una difesa naturale); 
− cambiamenti del potere relativo: uno Stato ha un incentivo ad adottare un attacco preventivo quando il suo potere relativo è in declino ⇒ attaccando immediatamente e conquistando il crescente avversario, lo Stato può aumentare le sue possibilità di sicurezza a lungo-termine. Il mito della tigre di carta è molto utile a tal proposito, dal momento che il nemico viene presentato sì come estremamente ostile, ma non completamente mobilizzato ⇒ l’incentivo consiste nella possibilità di sconfiggere il nemico prima che sia pronto a muovere. Il problema è che un attacco preventivo provoca inevitabilmente la tanto temuta mobilitazione nemica. 
− multipolarità: in un ambiente multipolare, l’adozione di strategie di sicurezza attraverso l’espansione è molto più probabile che in un ambiente bipolare, dal momento che gli avversari della potenza espansionista potrebbero fallire di unirsi perché si verifica un fenomeno di buckpassing (= non sanno come dividere i costi di resistenza). 
Critica di Snyder: secondo Snyder, la spiegazione realista incontra 2 tipi di problemi: 
− una difficoltà logica = lo stesso realismo afferma che generalmente gli Stati adottano un atteggiamento di balancing per resistere ad un aggressore ⇒ la strategia di sicurezza attraverso l’espansione viola uno dei principi fondamentali del realismo. 
− una difficoltà empirica = i realisti accettano gli incentivi particolari dei decision makers che portano alle loro scelte strategiche, senza valutarne i costi e l’eventualità di alternative più efficaci. 

Secondo Snyder, per risolvere questi problemi sarebbe utile distinguere tra le 2 varianti di realismo: entrambe accettano il fatto che la sicurezza è la motivazione principale dell’azione degli Stati nell’anarchia internazionale, ma hanno diversi punti di vista su quale sia la strada più efficace per raggiungere tale obiettivo. Una variante, il realismo offensivo, afferma che un’azione offensiva contribuisce alla sicurezza di uno Stato; l’altra variante, il realismo difensivo, nega tale implicazione. 
Sottolineando le determinanti domestiche della grand strategy di uno Stato, Snyder va a sostenere la variante difensivista ⇒ gli Stati con un ordine politico interno incline alla formazione di “miti dell’impero” intraprenderanno azioni aggressive per evitare future minacce. 
B. Spiegazione cognitiva: sottolinea gli errori puramente intellettuali nella struttura strategica. Secondo questa posizione, gli statisti fanno le loro scelte in base alle lezioni della storia, finché non trovano quella che meglio si adatta alle loro idee presenti ⇒ per semplificare il processo decisionale, le persone si concentrano in maniera disordinata sui dati disponibili, usano teorie “vecchie” per dare un certo ordine a tali dati. Un simile processo può però portare all’adozione di strategie di overexpansion. Quando l’esperienza formativa insegna ai decisori che gli Stati fanno bandwagoning, che gli attaccanti vincono facilmente per mezzo della sorpresa, o che la passività mette in pericolo la sicurezza dello Stato ⇒ ci si può aspettare che prevalgano strategie di espansionismo, difficili da sradicare. 
Critica di Snyder: l’esperienza formativa potrebbe spiegare perché i miti imperialistici sono apparsi occasionalmente, ma non perché tali credenze siano così comuni tra tutte le grandi potenze ⇒ dal momento che tali idee contraddicono evidentemente la solida letteratura sul balance of power, è necessario aggiungere ulteriori elementi che siano in grado di risolvere tale contraddizione. 

C. Spiegazione di politica domestica: si concentra sui gruppi di interesse, sulla classe governante e sulle ideologie proposte. In particolare, Snyder propone la teoria del coalition logrolling and coalition ideology: secondo questa teoria, la spiegazione dell’overexpansion non deve basarsi sul potere e sulla capacità persuasiva dei singoli gruppi al potere, ma sul processo attraverso il quale essi formano la coalizione di potere e giustificano le loro scelte politiche. 
Secondo Snyder, gli interessi imperialisti di questi gruppi vanno a dirottare la politica internazionale in 2 modi: 
a. essi prendono il controllo della politica nazionale creando coalizioni attraverso un processo di logrolling, scambiandosi favori in modo che ciascun gruppo ottiene ciò che più vuole, mentre i costi sono distribuiti su tutta la società, attraverso l’imposizione fiscale; 
b. preso il controllo dello Stato, i gruppi possono sfruttarne le sue risorse propagandistiche. 

Quando il logrolling è la caratteristica principale di un sistema politico, l’overexpansion autodistruttiva e i miti che la giustificano sono ai loro massimi livelli. 
In particolare, i gruppi pro-espansionismo generalmente sono accomunati dai seguenti elementi: 
o interessi concentrati: la teoria dei beni collettivi insegna che è più semplice organizzare un gruppo compatto, in cui ciascun membro deriva un largo beneficio dalla promozione degli interessi condivisi; 
o monopolio delle informazioni: coloro che intraprendono attività in preparazione della guerra hanno automaticamente una particolare conoscenza degli elementi chiave per quanto riguarda i calcoli costi-benefici e l’efficacia di certe scelte piuttosto che altre. La propaganda è uno di questi elementi chiave ed implica non solo il monopolio delle informazioni, ma anche il controllo delle risorse organizzative e materiali che possano supportare il governo. Il problema di questo elemento è che la battaglia per la propaganda implica la trasparenza dei loro interessi personali ⇒ a meno che questi gruppi non siano in grado di avere dalla propria parte fonti credibili ed autorevoli, la loro propaganda soffrirà dell’inevitabile problema di provenire da una fonte parziale; 
o legami con lo Stato: spesso i gruppi imperialisti sono sovra-rappresentati nei più alti organi dello Stato ⇒ hanno il controllo del potere legittimo dello Stato. Come affermato da Charles Tilly, la guerra fa lo Stato e lo Stato fa la guerra = la guerra fornisce una giustificazione per il rafforzamento dello Stato contro altri gruppi interni, così è in grado di competere con altri Stati. 

Le caratteristiche che avvantaggiano i gruppi imperialisti sono più frequenti e facili da raggiungere in certi contesti politici piuttosto che in altri. Per esempio, in un sistema democratico, le istituzioni tendono a spezzare o comunque a limitare i monopoli delle informazioni. 
TUTTAVIA, afferma Snyder, viene a crearsi un paradosso: si possono verificare situazioni in cui i gruppi di interesse con le più forti motivazioni pro-espansione non sono in grado di “dirottare lo Stato a loro favore, e situazioni in cui gruppi di interesse hanno questo potere, ma non forti motivazioni. 
Questo paradosso può essere risolto in vari modi: 
o il paradosso svanisce se lo Stato e la classe dominante arriva a credere alla propaganda imperialista usata per mobilitare il supporto nazionale e giustificare le politiche di estrazione fiscale imposte alla società. Si verifica cioè quello che Stephen Van Evera ha chiamato blowback dei miti imperiali = se l’élite basa il proprio potere sull’accettazione da parte della società dei miti imperiali, allora il governo viene messo in discussione nel momento in cui si rinuncia a tali miti ⇒ questi gruppi sono “costretti” a vivere la loro stessa retorica. 
o Il paradosso svanisce se i gruppi di interesse hanno un breve orizzonte temporale. 

Il grado di logrolling dipende dunque dalla distribuzione del potere e degli interessi nella società e dal tipo di istituzioni politiche: 
− Sistema cartellizzato: i gruppi di interesse hanno maggiori opportunità di controllo dello Stato in un sistema politico cartellizzato = un sistema dominato da un certo numero di gruppi di interesse – o “cartelli” – ciascuno con particolari interessi, diversi da quelli degli altri gruppi. Dal momento che gli interessi imperiali e militari sono più concentrati di quelli anti-imperialisti e anti-militaristi, un sistema cartellizzato garantirà un posto al tavolo delle trattative ai gruppi imperialisti, escludendo i gruppi con interessi più diffusi. 
In un simile sistema, le decisioni vengono prese per mezzo del processo di logrolling = ciascun gruppo ottiene ciò che vuole in cambio della sua accettazione degli effetti collaterali delle politiche che i partner desiderato attuare. 
Snyder fa un’ulteriore distinzione, delineando 2 diversi tipi di logrolled overexpansion: 
− multiple expansion = perseguire diversi progetti imperialisti, dal momento che non ce n’è uno più forte degli altri in grado di imporsi e che nessuno è disposto a sacrificare i propri interessi per raggiungere un progetto unitario; ciascun singolo progetto può comportare piccoli rischi di overexpansion, ma messi insieme essi producono overcommitment e self-encirclement ⇒ i leader della colazione sono costretti ad inventare ulteriori miti per giustificare tali fenomeni negativi, il che non fa che aggravare l’overexpansion; 
− offensive détente: in questo caso nel cartello al potere sono rappresentati sia interessi imperiali sia interessi anti-imperialisti. 

− Sistema democratico: quando un sistema politica è ampiamente distribuito sulla società (ad esempio un sistema elettorale a suffragio universale) gli interessi diffusi avranno un gran potere ⇒ la democrazia crea un sistema di controllo sugli interessi concentrati che promuoverebbero l’overexpansion. 
TUTTAVIA, anche un sistema democratico non è immune dai rischi di overexpansion. In particolare, le istituzioni rappresentative potrebbero funzionare in maniera sbagliata e portare alla creazione di blocchi – cartelli – all’interno di diversi segmenti del governo ⇒ il processo decisionale finisce per richiedere trattative che danno l’opportunità di formazione di processi di logrolling ⇒ viene a crearsi una forma limitata di sistema cartellizzato. 
− Sistema politico unitario: gli interessi del gruppo unitario al potere sono, per definizione, relativamente omogenei ⇒ non esistono fazioni che possano intraprendere un processo di logrolling. 
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In questa situazione ideale, esistono scarsi incentivi per un’overexpansion imperiale. 
TUTTAVIA, aggiunge Snyder, occorre fare delle aggiunte per rendere simile modello più vicino alla realtà: anche un gruppo unitario ha comunque al suo interno un mix di interessi particolari, che ne influenzano le scelte in materia imperiale. 
Inoltre, anche se il potere è concentrato nelle mani di una sola persona, i limiti imposti dal sistema all’overexpansion sono validi in relazione alla capacità del leader di calcolare in maniera razionale costi e benefici a lungo termine, MA non esistono limiti diretti ai “capricci” del leader. 

Data l’importanza della struttura politica domestica, Snyder analizza anche i fattori che originano le diverse tipologie studiate. In particolare, partendo dalla teoria di Alexander Gerschenkron, Snyder ipotizza che il periodo di industrializzazione sia strettamente collegato alla concentrazione del potere e degli interessi nella società: 
− early industrialization – Gran Bretagna e Stati Uniti – è associata ad interessi diffusi e lo sviluppo della democrazia di massa; 
− late industrialization – Germania e Giappone – è associata ad interessi immobili e concentrati e ad una politica cartellizzata; 
− “late, late industrialization” – Unione Sovietica – è associata ad un sistema politico ed economico ipercentralizzato, che produce interessi relativamente unitari.
Ovviamente, sebbene secondo Snyder la struttura domestica è fortemente correlata al carattere del processo di industrializzazione, anche altri fattori possono influenzare la distribuzione domestica del potere e degli interessi. Per esempio, il sistema internazionale può favorire in certi casi la cartellizzazione dei sistemi politici interni. 
Un altro autore che appartiene alla variante del realismo difensivo è C. L. Glaser. Egli ritiene che il pessimismo dei realisti strutturali circa le prospettive di cooperazione internazionale sia eccessiva e non giustificata. Egli infatti afferma che la generale propensione alla competizione non sia una inevitabile conseguenza logica degli assunti di base del realismo strutturale. 
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Secondo Glaser, se si comprende esattamente il realismo strutturale si noterà che esso predice che, sotto alcune condizioni, gli Stati possono raggiungere la loro sicurezza attraverso politiche cooperative, non competitive ⇒ quando si verificano tali condizioni, dovrebbero scegliere la cooperazione. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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