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Come spiegare l’espansione della NATO?

Come spiegare l’espansione della NATO? 

Anche Waltz indaga la questione di cui abbiamo già parlato nelle pagine precedenti: come spiegare la sopravvivenza e addirittura l’espansione della NATO? 
L’Alleanza Nordatlantica sembra supportare l’ipotesi secondo cui le istituzioni sono difficili e costose da creare, ma una volta nate, esse assumono un certo grado di autonomia e vita propria. E, in effetti, le organizzazioni, e soprattutto quelle con una forte tradizione e un buon apparato burocratico alle spalle, hanno lunga vita. 
Ma, agli occhi dei realisti, la NATO, persa la sua funzione con il crollo dell’URSS, appare più che altro come un mezzo per mantenere e prolungare la presa americana sulle politiche estere e militari dei paesi europei ⇒ la sopravvivenza e l’espansione della NATO, secondo Waltz, ci parlano più del potere e dell’influenza americana che delle istituzioni multilaterali in sé. 
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L’abilità degli Stati Uniti di prolungare la vita di un’istituzione ormai moribonda illustra mirabilmente come le istituzioni internazionali siano create e mantenute dagli Stati forti per perseguire i loro scopi e proteggere i loro interessi. Le amministrazioni Bush e Clinton hanno, in effetti, visto la NATO come un valido strumento per mantenere il dominio americano sul continente europeo. 
Inoltre, come osserva R. Art, anche se è scomparso il ruolo principale della NATO (= difendere i membri da un nemico esterno), resta comunque il suo ruolo secondario = la gestione dei rapporti interalleati ⇒ evitare il ritorno ad una “competizione per la sicurezza” in Europa, scopo ottenuto proprio grazie alla presenza di truppe americane sul suolo europeo. 

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Waltz usa il caso della NATO per dimostrare la rilevanza e la validità del realismo anche nel mondo post-Guerra Fredda. L’errore dei realisti non sta nella loro previsione errata che voleva la fine della NATO con il crollo dell’Unione Sovietica; casomai, il loro errore è stato quello di sottostimare la follia degli americani ⇒ i realisti non hanno considerato che uno Stato che è più potente di tutti gli altri decide da sé se conformare le sue politiche alle pressioni strutturali oppure no, temendo poco gli effetti avversi che tale scelta può avere nel breve periodo. 
Un altro elemento della teoria realista spesso dibattuto riguarda le sue previsioni circa la formazione dei meccanismi per un ritorno all’equilibrio di potenza. Agli occhi della teoria strutturale, il sistema politico internazionale unipolare che si è formato dopo il crollo dell’Unione Sovietica è la configurazione più instabile che si possa pensare, per almeno 2 motivi: 
1. la potenza dominante si troverà coinvolta in troppi contesti ⇒ inevitabilmente, nel lungo periodo, si indebolirà; 
2. anche se la potenza dominante si comporta con moderazione, entro certi limiti, gli Stati più deboli si preoccuperanno comunque di quale potrà essere il suo atteggiamento in futuro. 

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Prima o poi, pensano i realisti, l’equilibrio verrà ristabilito. Solo non sanno dire quando. 
Per circa mezzo secolo, la costanza della minaccia sovietica ha prodotto una certa costanza anche nella politica americana: gli altri Stati potevano contare sulla protezione americana, dato che proteggerli rientrava negli interessi di sicurezza degli USA. 
Ma, scomparsa l’Unione Sovietica, gli USA hanno visto aumentare le possibili scelte nella condotta della loro politica estera. 
⇓ La principale preoccupazione per gli Stati minori – che li porta a voler rafforzare la loro posizione – è data dal fatto che gli USA hanno una lunga storia fatta di interventi nei paesi più deboli, spesso con l’obiettivo di portare loro la democrazia. 
I candidati per diventare le grandi potenze del futuro (⇒ saranno impegnati a restaurare l’equilibrio) sono: 
− l’Unione Europea, oppure una coalizione guidata dalla Germania: molti leader europei (soprattutto francesi, tedeschi ed inglesi) esprimono il loro malcontento nel vedere l’Europa relegata ad una posizione secondaria e mostrano il desiderio di guidare direttamente il proprio destino. Tuttavia, sebbene l’UE abbia i mezzi per diventare una grande potenza rivale degli USA (popolazione, risorse, tecnologie e capacità militari), essa manca però ancora della capacità organizzativa, nonché della volontà collettiva, di utilizzare tali mezzi (le vicende nei Balcani ne sono la riprova più evidente). 

La debolezza dell’Europa può essere spiegata come il risultato dei trend economici opposti che hanno caratterizzato l’America e l’Europa: mentre l’Europa, così come il Giappone, ha dovuto combattere con una economia da ricostruire, gli Stati Uniti hanno ottenuto notevoli vantaggi dalla “nuova economia” e da una crescente produttività. Tra l’altro, gli USA hanno ridotto notevolmente le spese per la difesa, senza però perdere il monopolio della ricerca e dello sviluppo nel campo delle tecnologie militari. 
Di certo, le spinte più forti per il ritorno al multipolarismo sono più evidenti in Asia: 
− la Cina: strategicamente parlando, la Cina potrebbe facilmente aumentare la propria capacità nucleare, fino a raggiungere la parità4 con gli USA, sempre che non l’abbia già fatto. 
− il Giappone: diversamente dalla Cina, il Giappone ha più difficoltà ad assumere il ruolo di grande potenza. Comunque, economicamente, il Giappone ha fatto registrare un crescita e uno sviluppo davvero straordinari. Inoltre, intimorito dalla crescita delle spese militari del rivale cinese, il Giappone ha cominciato ad ampliare anche le sue capacità militari, anche se forse avrebbe preferito non farlo. Ma le pressioni esterne sono ben chiare: India, Pakistan, Cina, la Corea del Nord hanno una notevole capacità nucleare ⇒ come può sopravvivere il Giappone in mezzo a questi Stati se si rifiuta di acquisire capacità simili alle loro? E, in effetti, alcuni ufficiali hanno affermato che quando la protezione americana non sarà più ritenuta sufficiente, il Giappone si munirà di forze nucleari. 

E, in effetti, il fatto che l’America continui a schierare 100.000 truppe in Asia, a difesa del Giappone e della Corea del Sud, può essere letto proprio come misura per evitare che si formi un nuovo equilibrio di potere in Asia. Lo stesso vale per le 100.000 truppe in Europa. 
− la Russia: gli USA hanno vinto la Guerra Fredda. Ma ogni vittoria in guerra lascia aperte delle ostilità. Invece di imparare dal passato, gli USA sembrano voler commettere di nuovo l’errore di estendere la loro influenza nelle province del loro ex avversario (= l’allargamento della NATO). Questo non farà altro che avvicinare la Russia alla Cina, piuttosto che farla avvicinare all’Occidente. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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