Le costanti dell'utopia e della distopia
Il primo elemento da rilevare è la centralità tematica di una società, di una comunità organizzata, immaginaria, di cui vengono descritti gli ordinamenti giuridico-istituzionali e politici. Prendiamo in esame cinque opere: l'Utopia di Thomas More, La città del sole di Tommaso Campanella, My (Noi) di Evgenij Zamjàtin, Brave New World di Aldous Huxley e 1984 di George Orwell.
Tra le costanti più tipiche vi è poi l'uniformità, la regolarità. Essa si manifesta sia come simmetria di strutture urbanistiche (come in Moro, nella cui Utopia, le 54 città sono tutte simili nell'aspetto), sia come rigida regolamentazione generale, funzionale all'esigenza di razionalità ed efficienza.
Altro elemento è la visibilità o trasparenza, non solo in senso metaforico, ma proprio nel senso fisico del termine; visibilità e trasparenza sempre funzionale al controllo politico-sociale. Ovviamente, tali manifestazioni più evidenti si trovano nelle utopie negative. In relazione a My, l'associazione tra trasparenza e controllo è evidente qui: "Nei nostri muri trasparenti noi viviamo sempre in vista di tutti. Non abbiamo da nasconderci, ciò facilita il compito dei guardiani".
Il mondo di 1984 non è certo da meno. Anzi, il controllo è qui esasperato: il teleschermo assicura una costante visibilità di tutto. L'istanza della visibilità è presente anche in Huxley: si pensi, per esempio, a Lenina, che guarda Marx con sospetto per il suo desiderio di riservatezza, di fare le cose in segreto. Ma già nelle utopie classiche se ne può coglierne la presenza, come in More: "l'essere sotto gli occhi di tutti fa sì che ciascuno si dedichi al lavoro o a svaghi non disonesti".
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Lettere
- Esame: Letterature comparate
- Titolo del libro: Costretti a essere felici
- Autore del libro: Domenico Tanteri
- Editore: C.U.E.C.M, Catania
- Anno pubblicazione: 2001
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