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La natura e gli impieghi della narrativa


Quali sono dunque le cose utili che sappiamo già sulla narrativa, la sua natura e i suoi impieghi? In primo luogo sappiamo che la narrativa in tutte le sue forme è una dialettica tra ciò che si attendeva e ciò che è stato. Perché vi sia un racconto, occorre che accada qualcosa di imprevisto, altrimenti non c'è storia. Il racconto è enormemente sensibile a ciò che sfida la nostra concezione del canonico. È uno strumento non tanto per risolvere problemi quanto per trovarli. Il tipo di un racconto è tutto segnato tanto dalla situazione descritta quanto dalla situazione. Capita più spesso che raccontiamo più spesso per prevenire che per istruire. In questo senso i racconti sono la moneta corrente di una cultura, ciò perché essa se da una parte è quella che crea e impone il prevedibile, dall'altra compila e tesaurizza ciò che contravviene ai suoi canoni. Allora cos'è un racconto? Esso richiede anzitutto un cast di personaggi che sono liberi di agire con menti proprie; questi personaggi posseggono anche attese riconoscibili circa la condizione ordinaria del mondo, il mondo del racconto, anche se tali attese possono risultare enigmatiche. Un racconto poi inizia con qualche infrazione dell'ordine prevedibile delle cose perché se qualcosa non va storto non c'è nulla da raccontare. Alla fine c'è poi un risultato, una soluzione di qualche tipo. È poi necessario un narratore, un soggetto che racconta e un oggetto che è raccontato. Infine necessita di una coda, di una valutazione retrospettiva di che cosa il tutto narrato possa significare.
Il quesito è sempre lo stesso: cosa sappiamo della narrativa? Benché sappiamo che le storie si creano e che dunque non si trovano nel mondo, non possiamo fare a meno di dubitarne. Sarà l'arte a imitare la vita? O la vita a imitare l'arte? C'è forse una strada a due sensi? La narrativa soffre di un dilemma ontologico: le storie sono reali o immaginarie, e quanto oltrepassano la nostra percezione e memoria delle cose di questo mondo? La percezione e la memoria sono pietre di paragone del reale o artefici al servizio della convenzione? Ne parleremo più approfonditamente in seguito. Ci limiteremo per ora a dire che i ricordi basati su testimonianze oculari o anche su improvvise illuminazioni sono al servizio di più padroni, non solo della verità. Noi cerchiamo di addomesticare questo dilemma ammettendo che in effetti i racconti sono sempre narrati da una qualche prospettiva particolare, ma lo scoprire la prospettiva di una storia, o il modificarla, pur offrendo forse un qualche temporaneo sollievo da dilemma ontologico, ne crea uno suo proprio. Di chi è la nuova prospettiva e a quale fine il suo racconto è ipotecato, ontologicamente o politicamente? Nel Medioevo i sensi delle scritture erano quattro – letterale, metaforico, analogico e anagogico – e quale fosse la storia reale rimaneva incerto. Le storie vengono inoltre trasmesse oralmente da persona a persona e la loro tendenza, come la loro credibilità, dipende dalle circostanze in cui vengono raccontate. Come gli atti linguistici, una storia è una locuzione, ma ha anche uno scopo: ciò che un parlante intendeva raccontandola a tale ascoltatore in tale circostanza; ciò che si chiama forza illocutoria. È impossibile separare da una storia i paesaggi intrecciati.
Un'ultima domanda: perché usiamo la forma del racconto per descrivere eventi della vita umana, ivi comprese le nostre vite? Perché questa predilezione, apparentemente innata, per il racconto? La narrativa ci offre un mezzo pronto e flessibile per trattare gli esiti incerti dei nostri progetti e delle nostre aspettative. È il nostro talento narrativo che ci dà la capacità di trovare un senso nelle cose quando non ce l'hanno. La narrativa è il racconto di progetti umani che sono falliti, di attese andate a monte. Ci offre il modo di addomesticare l'errore e la sorpresa. Arriva a creare forme convenzionali di contrattempi umani, convertendole in generi: commedia, tragedia, romanzo d'avventura, ironia, eccetera.

Tratto da PEDAGOGIA GENERALE di Gherardo Fabretti
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