Sottotipi clinici della depressione infantile
I disturbi dell'umore si dividono in depressivi e bipolari.
Depressione maggiore: episodi isolati o ricorrenti di depressione di almeno 2 settimane, senza elevazione del tono dell'umore, euforia o mania.
Distimia (nevrosi depressiva): tono dell'umore cronicamente depresso, gravità minore rispetto a depressione maggiore, durata minima di 2 anni per adulti e di 1 anno per bambini ed adolescenti.
Disturbo depressivo NAS: non sono soddisfatti i criteri diagnostici di nessuno dei 2 disturbi precedenti.
Disturbo bipolare: episodi maniacali in cui sono presenti prevalentemente umore euforico, espansività, iperattività, irritabilità, aumento dell'eloquio, fuga delle idee, stima ipertrofica di sé. In seguito ci possono essere episodi depressivi. Si determinano difficoltà importanti nelle relazioni interpersonali e nel funzionamento scolastico e lavorativo.
Ciclotimia: disturbo cronico dell'umore con alternanza di episodi ipomaniacali alternati a periodi di umore depresso, di gravità inferiore al disturbo bipolare. Durata di 2 anni per gli adulti e 1 per i bambini.
Disturbo bipolare NAS: sintomi maniacali alternati ad umore depresso senza soddisfare del tutto i criteri diagnostici dei 2 disturbi precedenti.
Eziopatogenesi:1) interazione fra fattori genetici e psicosociali
Una maggiore incidenza di disturbi dell'umore si trova nei figli di genitori depressi o con parenti depressi. Tra i fattori psicosociali considerati nei diversi studi, un fattore certo di rischio è la perdita precoce di uno dei 2 genitori.
2) fattori psicobiologici
Fattori di rischio sono l'abbandono, il trauma, l'abuso, aspetti temperamentali connessi ad una intensa reattività agli stress, danni cerebrali, difficoltà di attaccamento, forte sensibilità all'espressione delle emozioni e/o ai conflitti familiari.
3) psicodinamica
Secondo la Klein, il neonato è esposto fin dall'inizio al suo istinto di morte e, per un processo di proiezione, il pericolo è appreso come se provenisse da un mondo esterno persecutore. Inizialmente il bambino classifica come separati gli oggetti che collega alle situazioni di soddisfacimento da quelli che collega alla frustrazione, ed in questo modo tiene lontani i suoi istinti aggressivi da quelli positivi. Successivamente sopraggiunge la capacità di sintesi, che consente di percepire l'oggetto come unitario: il bambino inizia a comprendere il pericolo di poter distruggere ciò che ama, con la sua stessa aggressività. In questa fase, il bambino percepisce il distacco dalla madre come dolore e afflizione perchè corrisponde alla perdita di un mondo intero: la percezione più dolorosa consiste nel sentire di essere responsabile della perdita a causa del proprio desiderio di distruzione.
Le caratteristiche della fase depressiva sono considerate il terreno su cui può crescere un disturbo depressivo, perchè il bambino continua a considerare la perdita come collegata alla sua distruttività. Le stesse condizioni di perdita collegate alla crescita possono così indurre risposte depressive: esse vengono considerate sempre una perdita d'amore e quindi una ferita narcisistica grave con perdita della stima di sé associata alla colpa per le fantasie aggressive.
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Dettagli appunto:
- Autore: Salvatore D'angelo
- Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
- Facoltà: Psicologia
- Esame: Diagnosi Psicodinamica
- Titolo del libro: Manuale di psicopatologia dell’infanzia
- Autore del libro: M. Ammaniti
- Editore: Cortina
- Anno pubblicazione: 2001
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