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Il concetto di modello : paradigma, exemplum


Tanto in Grecia quanto a Roma le azioni dei grandi uomini della storia, custodite in tempi più antichi dalla tradizione verbale e successivamente confluite in quella aedica e poi storica, costituirono l'asse portante dei contenuti educativi. Attraverso la loro conoscenza ed emulazione, i giovani venivano forgiati per riprodurre modelli di pensiero e di comportamento consoni alle aspirazioni e alle necessità dell'assetto comunitario che di epoca in epoca si veniva a configurare: più anticamente quello tribale e gentilizio, successivamente quello politico e civico.
La tradizione è uno dei riferimenti più saldi e duraturi della pedagogia antica; il latino tradere ben ne esprime il concetto, racchiudendo in una sola parola le due accezioni complementari di tramandare e insegnare. Il vero insegnamento, si riteneva, risulta essere quello tramandato dai padri e che noi tramandiamo ai figli. Ecco che mediante il nostro insegnamento noi costruiamo la tradizione, di modelli e attraverso modelli, che a loro volta poggiano su altri, costituendo delle famiglie di modelli.
Il modello è dunque una sorta di mosaico di cui i vari modelli sono le tessere; il formato tessera, dunque, è il modello formale. Il modello è la normalizzazione di un profilo paradigmatico che lo descrive e definisce sulla base di espressioni ed esigenze del contesto e della loro soddisfazione in termini sia simbolici sia reali.
Le modalità di tradizione si avvalgono di contenuti educativi assunti dalla storia e dal mito; omologati in una summa di precetti e riferimenti teorici, essi si sono consolidati nel tempo, trasformando la flessibilità iniziale in una sclerotizzazione codificata che chiamiamo norma. Anche se l'uso del modello come riferimento esemplare per fini educativi ha origini antichissime, si può dir che sia stato Plutarco a legittimarne l'uso all'interno della pedagogia occidentale a lui contemporanea. Le Vite dei nobili Greci e Romani, di Plutarco, sono una serie di biografie di uomini celebri, riunite in coppie per mostrare vizi o virtù morali comuni ad entrambi. Le sopravvissute Vite Parallele (in greco: Βίοι Παράλληλοι), come sono più comunemente e propriamente note, consistono di ventitré coppie di biografie, ognuna narrante le vita di un uomo greco e di uno romano, insieme a quattro vite spaiate. È un lavoro di notevole importanza e grande bellezza, non solo come fonte di informazioni riguardo agli individui descritti, ma anche come descrizione del periodo in cui vissero. Molti gli scrittori, da Dante a Shakespeare, che ne hanno tratto ispirazione. Si può dire che non esiste opera che faccia riferimento al mondo antico in cui non vi sia qualche eco delle Vite.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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