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Le lotte interne a Messina 1100/1200


DA UNA CRISI ALL'ALTRA: LA RIVOLTA DEL VESPRO E I FALSI PRIVILEGI PER MESSINA. Non sappiamo se il documento del 1194 abbia avuto integrale applicazione. Eppure il silenzio che scese subito sulla concessione feudale e le modifiche degli altri punti in esso contenuti, ben presto introdotte dallo stesso sovrano, lasciano credere che dopo la conquista di Palermo l'imperatore abbia cancellato gli effetti più dirompenti del privilegio originario. Del resto il figlio di Enrico VI, Federico II, fu il meno disposto a concedere manifestazioni di tendenze autonomistiche e Messina subì una durissima repressione in occasione della rivolta scoppiata dopo la promulgazione del Liber Augustalis. Le mai spente aspirazioni messinesi all'egemonia sulla Sicilia orientale dovevano attendere dunque una nuova crisi dinastica. Dopo l'esplosione del Vespro nell'agosto del 1282, il gruppo che controllava la città, presentò al sovrano, perché li confermasse, un complesso di falsi privilegi che si pretendevano variamente concessi dai Romani, dai Bizantini e dai re Normanni. Quasi tutti contenevano elementi tratti dal diploma autentico del 1194, tra cui il riconoscimento delle preminenza sul territorio da Lentini a Patti, comparso su un fasullo senatoconsulto del 483 e su un diploma ruggeriano falso del 1129, oltre ad un privilegio attribuito ad Arcadio che estendeva il dominio sino a Reggio e Imera. La falsificazione più interessante è quella ruggeriana che riporta l'antica disposizione di manutentere honorem Messane pur mancando l'esplicita menzione del giuramento di fedeltà. Ciò non muta la sostanza dell'obbligo ma l'assenza è un indizio prezioso del mutamento intervenuto sul piano culturale e istituzionale: il vecchio sistema feudale, incentrato sulla fidelitas, è stato affiancato e parzialmente sostituito dall'esercizio della giurisdizione cittadina all'esterno delle mura urbane.

Tratto da LA VALLE D'AGRÒ di Gherardo Fabretti
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