La tesi utopistica rispetto al ruolo dell'istruzione

Lo psicologo americano Wendell Johnson aveva parlato del "male dell'IFD" (Idealizzazione, Frustrazione, Demoralizzazione), una regressione psicologica da uno stato di relativo ottimismo e chiarezza a uno stato di disperazione e confusione: una persona cerca di prefiggersi una serie di finalità, con una frase interiorizzata ("voglio diventare ricco", "voglio essere felice") ma senza avere bene in testa cosa si intenda per "ricchezza" o per "felicità"; queste finalità, se non fattibili, sono pericolose perché, per il fatto di venire interiorizzate in quanto ideale da raggiungere, espongono a livelli altissimi di frustrazione, a cali di autostima e demoralizzazioni. 

L'aspetto psicologico dell'atteggiamento utopistico tocca da vicino i soggetti che fanno parte di un'istituzione ed operano per essa. Quando un'istituzione è utopistica nelle sue finalità corre il rischio di perdere in credibilità interna (per chi vi lavora) ed esterna (per chi usufruisce dei servizi erogati). 

Postman indica, in particolare, di cosa l'istruzione non deve occuparsi. Fa alcuni esempi: l'educazione sessuale, la formazione globale, cognitiva e emotiva dei ragazzi, la motivazione all'apprendimento, la conservazione del retaggio etnico, la preghiera, la psicoterapia. La tesi è sempre la stessa: l'istruzione non deve interferire adempiendo a compiti affidati tradizionalmente ad altre istituzioni; deve semmai operare come termostato, offrendo alternative a ciò che prevale nell'ambiente informativo. Liberata dal sogno utopistico e dal male dell'IFD, la scuola potrebbe così scendere ai compiti che le sono propri. Per chi rifletta in generale sulla progettazione dell'uso di un medium, può rimanere – in generale – il principio che l'uso non debba sconfinare in campi che non competono, e che la proposta debba controbilanciare quanto già caratterizza l'ambiente informativo.