Alessandro Magno
Alessandro Magno
Appena salito al trono Alessandro fu costretto ad intraprendere una campagna militare contro gli Illiri ed altri barbari, cui la morte di Filippo aveva fatto rialzare la testa e che minacciavano i confini balcanici della Macedonia. Lo stesso accadde in Grecia, dove anzi si era anzi diffusa la voce della morte del nuovo sovrano negli scontri con i barbari; Tebe fu la prima a ribellarsi ma il suo esempio fu presto seguito da molte altre polis fra le quali Atene.
In Alessandro la crudeltà e la generosità si alternavano imparzialmente e Tebe conobbe la prima. Velocemente disceso con il suo esercito, il nuovo sorano espugnò e rase al suolo l’intera città, passando per le armi i suoi 30mila abitanti e vendendo come schiavi i pochi che si erano salvati (335). Questa devastazione, compiuta contro una delle più antiche e nobili città greche, che appena trent’anni prima era stata la città egemone di tutta la Grecia, fu un terribile monito per tutti ed estinse immediatamente ogni velleità di ribellione: i sostenitori del partito filo-macedone tornarono ovunque al potere e tutte le polis che avevano osato uscire dalla Lega di Corinto si affrettarono a rientrarvi. Atene conobbe invece la generosità: Alessandro nutriva infatti verso la capitale culturale della Grecia una notevole ammirazione e, comunque, la perdurante superiorità marittima della città gli impedivano di conquistarla con facilità; così, anche quando Atene si rifiutò di consegnargli la testa di Demostene, Alessandro si accontentò che essa rientrasse nella Lega di Corinto.
LA CAMPAGNA D’ASIA (334 - 330)
Già l’anno successivo Alessandro partiva per l’Asia nell’intento di realizzare la guerra santa che la morte aveva impedito a suo padre. Il suo esercito era composto da diecimila fanti e cinquemila cavalieri per parte macedone e ventimila, fra mercenari e truppe delle polis affidate alla lega di Corinto, per parte greca. Considerando che una parte di essi era stata lasciata in Grecia al comando del generale Antipatro per sorvegliare la “fedeltà” delle polis, l’esercito con il quale Alessandro mosse contro l’Impero persiano era di meno di trentacinquemila uomini mentre quello persiano ne contava più di un milione.
Ma come era avvenuto al tempo della campagna guidata dal re spartano Agesilao nel 396, l’esercito macedone plasmato da Filippo (Alessandro infatti non aveva introdotto cambiamenti rispetto al geniale modello inventato dal padre), disfece uno dopo l’altro i poderosi eserciti che l’imperatore Dario III gli inviò contro.
Il primo scontro ebbe luogo in Frigia, dove la vittoria dell’esercito macedone fu completa; in seguito a questa battaglia le polis della Ionia vennero definitivamente sottratte al dominio persiano. L’anno successivo (333 presso Isso), l’esercito persiano al completo e comandato dell’imperatore stesso, si scontrò con quello macedone in una gigantesca battaglia, il cui esisto rimase incerto fino alla fine, quando, comandando egli stesso la cavalleria, Alessandro colse di sorpresa la guardia del corpo di Dario III, che riuscì a fuggire miracolosamente ma solo al prezzo di abbandonare sia il tesoro imperiale che il suo esercito, il quale rimasto senza guida si sbandò e soccombette. Ma, conseguita questa grande vittoria, Alessandro, invece che inseguire l’imperatore in fuga, preferì dirigere verso la Siria e la Fenicia (due regioni chiave per l’economia persiana) e qui, dopo essere rimasto bloccato per sette mesi a causa della strenue resistenza di Tiro, conquistò Gaza ed entro trionfalmente in Egitto, presentandosi come il discendente del dio Annone (332). Gli egiziani lo accolsero come un liberatore ed egli fondò per consolidare la vittoria la città di Alessandria, che sarebbe divenuta nei decenni successivi il centro dell’ellenismo. Quindi si spostò ancora ad Ovest, sottomettendo Cirene, capitale dell'antico regno nordafricano della Cirenaica, ed estendendo così i confini dei suoi territori fino all'impero di Cartagine.
A questo punto ritornò ad Oriente per finire le forze che Dario III aveva riorganizzato. Entrambi i sovrani erano consapevoli che lo scontro sarebbe stato decisivo; l’esercito macedone era inferiore di circa cinque volte rispetto a quello persiano, ma la battaglia di Gaugamela vide ugualmente Alessandro sbaragliare i persiani e Dario III costretto ad una nuova fuga. Correva l’anno 331 e la sconfitta di Gaugamela permetteva ad Alessandro di entrare vittoriosamente a Babilonia, Susa e Persepoli, le magnifiche capitali dell’Impero persiano. La guerra ormai era vinta; Dario III scappato nelle province orientali per organizzare un’ultima disperata resistenza fu assassinato dai suoi stessi satrapi che speravano di succedergli nel 330. Con la sua morte si chiuse la storia gloriosa dell’Im-pero persiano e della dinastia che lo aveva retto sin dagli esordi. Nel momento in cui fu conquistato da Alessandro l’Impero persiano era il più vasto regno mai costruito nell’intero pianeta: ora questo primato spettava all’Impero macedone di Alessandro.
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