L’egemonia macedone
Così grazie alla forza dei suoi guerrieri e alla compattezza del suo popolo, grazie alla sua abilità di generale e alla sua intelligenza di politico, e infine grazie alla fortunata contingenza di eventi, Filippo si trovò ad essere il padrone della Grecia, che a parte Sparta nel Peloponneso era finalmente unita sotto un’unica bandiera, anche se si trattava della bandiera macedone (la quale in sostanza rappresentava una civiltà diversa per quanto parente di quella greca).
Ma il sovrano macedone non pose tempo in mezzo: già subito dopo la decisiva vittoria di Cheronea iniziò i preparativi per la guerra sacra contro l’Impero persiano. Tale guerra era infatti necessaria per poter sostenere dinanzi alla grecità la parte di difensore dell’ideale panellenico, attraverso una vittoriosa guerra contro il barbaro che portasse alla liberazione delle polis ioniche vendute da Sparta ad Artaserse negli anni del confronto con Tebe ed Atene.
Solo la morte impedì a Filippo di compiere la sua campagna: fu infatti assassinato a Pella nel 336 da un suo generale che ad una risposta scortese lo accoltellò in un momento di raptus; tuttavia in molti hanno pensato che si trattasse in realtà di una congiura guidata dal figlio.
Gli succedette quindi, immediatamente e senza imprevisti, il figlio Alessandro III, che già si era rivelato un valente ufficiale nella battaglia di Cheronea.
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