La sconfitta di Atene durante La guerra del Peloponneso
Lisandro entrò da vincitore in Atene, accompagnato da Teramene e Crizia, che egli pose al governo della città sconfitta. Un governo oligarchico di 30 persone che decretò l’esilio per quasi cinquemila democratici e soppresse tutte le libertà. Fu un governo che tuttavia durò pochissimo: già l’anno successivo i fuoriusciti democratici si organizzarono in un esercito che entrò con facilità in Atene: la popolazione non rispose all’appello alle armi di Crizia e le forze democratiche conquistarono l’acropoli quasi senza colpo ferire. Fu istituito un nuovo governo democratico, che trovò fin da subito un consenso generalizzato. Sparta, che aveva imposto ad Atene una costituzione oligarchica, scelse lo stesso di non intervenire: Atene era sconfitta e, che fosse democratica od oligarchica, non rappresentava più una minaccia. Sparta era divenuta la città egemone della Grecia, ma era giunta alla vittoria sfiancata e grazie all’appoggio persiano. Anche se aveva dimostrato la sua forza invincibile ancora una volta, non c’era troppo da festeggiare neanche per lei: era il mondo greco nel suo complesso ad aver perso, anche se allora ancora non lo si poteva immaginare.
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