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La favola delle api di Bernard de Mandeville (1670-1733)


Mandeville, Bernard de (Dort, Rotterdam 1670 - Hackney, Londra 1733), medico e filosofo olandese.
La sua fama è legata soprattutto alla Favola delle api, ovvero vizi privati, pubblici benefici, che raccoglie una serie di scritti usciti in varie redazioni a partire dal poemetto L'alveare scontento del 1705, fino alla forma definitiva del 1729.
La favola narra di un ricco alveare, dove le api, intente ai loro traffici, non sono però capaci di comprendere che la loro propensione al vizio e al lusso, di cui si lamentano, costituisce il fondamento della loro prosperità. Le api chiedono agli dei di trasformare i loro interessi in virtù ed essi accontentandole, trasformano infine l'alveare in una comunità di api virtuose. Fu così che  insieme col vizio scompare la prosperità e l’alveare va presto in rovina.
L'apologo di Mandeville è finalizzato a sostenere che il fondamento della società e della civiltà umana non è un innato "senso morale", bensì lo stesso egoismo individuale.
I vizi dell’uomo, lo spingono all’evoluzione in quanto, pieno di amor proprio l’uomo organizza al meglio la sopravvivenza e le passioni come orgoglio e avarizia producono desiderio di arricchirsi e comportamenti come la concorrenza.
Le api sono simili all’uomo: finché sono bramose del proprio vantaggio, sono attivissime e produttive, quando però decidono di convertirsi alla moralità, ogni incentivo cessa ed insieme al vizio perdono prosperità.
Mandeville conferisce ora una funzione positiva, ai fini del progresso della società, all'egoismo e alla competizione fra gli uomini, aprendo la strada alla concezione liberistica nell'economia che sarà tipica di Adam Smith.
A causa di quest’opera, Mandeville, viene denunciato per calunnia verso la religione e verso lo Stato.

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