Analisi sintetiche ma precise delle principali teorie economiche sviluppate da: Mandeville, Smith, Bentham, Marx, Einaudi, Keynes, Friedman, Rawls e Sen
Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni.
di Priscilla Cavalieri
Analisi sintetiche ma precise delle principali teorie economiche sviluppate da:
Mandeville, Smith, Bentham, Marx, Einaudi, Keynes, Friedman, Rawls e Sen
Università: Libera Università di Lingue e Comunicazione
(IULM)
Esame: Etica ed Economia1. Rapporto tra Etica ed Economia
Il termine etica deriva dal termina greco ethos: costume, modo abituale di agire, consuetudine.
L’etica s occupa della scelta tra bene e male.
Per economia reale intendiamo l’economia di mercato in una società democratica, la nostra economia.
Le fasi di un ragionamento morale sono tre:
a- Principio etico: la società razzista è un male
b- Realtà fattuale: la società americana discrimina i neri
c- Giudizio morale: la società americana non è buona, è male
È necessario conoscere la realtà fattuale dell’oggetto d’indagine per poter dettare un giudizio morale e
applicare dei principi etici.
Non si può applicare un principio etico se non si conosce la realtà in modo approfondito e i meccanismi che
la regolano (non si può prescrivere una terapia se non si conosce il paziente).
Due definizioni di mercato:
a- il mercato risponde a desideri, non ai bisogni
b- il mercato non soddisfa il bisogno, ma lo domanda (davanti ad una vetrina si sente un bisogno intenso di
un bel paio di scarpe, ma non avendo quattrini, NON si fa alcuna domanda)
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 2. Definizione di Metaetica
Termine coniato dal filosofo Ayer nel ’40 nell’ambito della corrente filosofica “filosofia analitica o
linguistica”. Corrente di pensiero che sostiene che i problemi morali sono problemi di linguaggio creati da
errori e fraintendimenti linguistici.
I filosofi analitici sostengono che tutto il lavoro filosofico in etica, deve consistere nell’analisi linguistica e
che il filosofo deve astenersi dal proporre o difendere questa o quella forma di moralità.
Distinguono in due categorie i termini del linguaggio morale:
- Termini assiologici: con la funzione di esprimere valutazioni (quel ragazzo è buono)
- Termini dentici: funzione di esprimere prescrizioni e comandi (devi essere buono)
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 3. L'etica normativa: etica teleologica ed etica deontologica
L'etica normativa si occupa di stabilire principi generali delle diverse etiche normative.
Le strutture fondamentali dell’etica normativa sono:
Etiche teleologiche:
Sono le etiche del bene o del valore (il bene è ciò che ha valore) o anche etiche del fine (perché il bene o
valore scelto rappresenta il fine cui deve essere orientata la condotta umana).
Hanno origine dall’opera Etica nicomachea di Aristotele.
Sono dette anche “consequenzialistiche” perché un’azione non è giusta in sé o per le intenzioni, ma diventa
giusta in base alle conseguenze concrete che produce.
Tre critiche:
1- le etiche teleologiche non sono delle guide dell’agire, ma funzionano come criterio di giudizio a posteriori
2- impongono di scegliere il risultato migliore possibile, implicando per una persona, una pressione
psicologica insostenibile
3- possono danneggiare la stabilità delle norme di condotta di una convivenza sociale. Tale convivenza si
basa sul fatto che una persona si attiene a regole socialmente condivise ritenendo che gli altri facciano lo
stesso.
Etiche deontologiche:
Sostiene l’idea che la qualità morale e il giudizio morale, dipendono da un fattore intrinseco all’azione
stessa.
Esistono azioni intrinsecamente giuste o sbagliate, indipendentemente dalle intenzioni o conseguenze. Il
giudizio è espresso sull’azione compiuta e sul fatto che essa sia conforme o meno a norme e doveri.
(uccidere).
Queste etiche si confrontano spesso con dilemmi etici, di fronte ai quali vi sono due strategie:
1. sostiene che tutte le situazioni concrete possono essere ricondotte ai principi, ciò che conta è salvare i
principi (sia fatta giustizia e vada pure in rovina il mondo)
2. la morale è orientata da una serie di principi e norme (non uccidere, mantieni le promesse) che sono
intuite da noi come azioni che è doveroso compiere; le sentiamo come obbligatorie per il tipo di azioni che
sono e non perché producano buone conseguenze o siano comandate da qualcuno.
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 4. La dottrina del doppio effetto
Elaborata da San Tommaso d’Aquino circa la giustificazione dell’uccisione per legittima difesa.
Dottrina che considera la mescolanza tra bene e male come conseguenza dell’agire umano. Si deve stabilire
fino a che punto, rispettando sempre i nostri doveri, possiamo causare insieme al bene, anche il male.
Quando un’azione buona ha conseguenze anche cattive, non desiderate, possiamo scegliere di non compiere
l’azione oppure, dopo aver fatto un bilancio delle conseguenze, compiere l’azione se le conseguenze
positive superano le negative.
Questo è un tipico esempio di impostazione consequenzialistica o teleologica e prevede quattro condizioni:
1. l’atto deve essere moralmente buono o almeno indifferente
2. effetto buono deve essere direttamente inteso dalla gente, quello cattivo deve essere solo previsto o
tollerato, ma non direttamente inteso
3. effetto cattivo non deve essere il mezzo per produrre quello buono
4. effetto buono deve essere proporzionalmente max del cattivo
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 5. L'etica applicata
Formula norme e consigli concreti, studia le conseguenze pratiche delle teorie etiche in circostanze
specifiche. Consiste nell’esercizio “concreto” delle tre fasi del ragionamento morale: teorie etiche, realtà
fattuale, giudizio morale.
Si sviluppa negli anni ’70 come ricerca delle norme che derivano dall’adesione ad uno o all’altra teoria
etica, relativamente a oggetti di studio specifici etica dell’ambiente, dei media, business ethics ecc.
Al sorgere di nuove problematiche, sorgono nuove esigenze di riflessione etica e di specializzazione della
riflessione etica stessa.
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 6. L’atto morale. Conoscenza e volontà
L’atto morale è tale quando l’azione è compiuta con intelligenza e volontà:
- Atto dell’uomo: compiuto da ogni uomo anche se involontariamente (atto di respirare)
- Atto umano: porta in sé tracce dell’uomo che sa intendere e volere
L’intelligenza nell’atto umano: nulla è voluto se prima non si è conosciuto
La volontà nell’atto umano: la volontà vuole qualcosa in risposta all’intelligenza che conosce questo
qualcosa e lo riconosce come un bene: vedo le cose migliori ma poi seguo le peggiori.
L’atto morale e la libertà
Secondo Guido Calogero vi sono due libertà:
1. La libertà ideale che ogni sogg riempie di un contento specifico a seconda che il sogg ritenga valore o
disvalore questo o quel contenuto
2. La libertà presupposto non ha in sé un contenuto specifico, ma è quella condizione per la quale il soggetto
può scegliere un contenuto piuttosto che un altro. Ogni soggetto, in forza della libertà presupposto, può
scegliere una libertà ideale
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 7. I maestri del sospetto e la negazione dell’esperienza morale:
Marx, Freud, Nietzsche
I maestri del sospetto e la negazione dell’esperienza morale:Marx,
Freud, Nietzsche
Introducono il sospetto che l’esperienza morale non sia libera ma che, agiscano meccanismi automatici,
cheil soggetto subisce non esercitando la sua libertà.
Karl Marx (1818- 1883): individua nel rapporto struttura-sovrastruttura il meccanismo che
guidal’esperienza morale. Non è la coscienza dell’uomo a determinare il suo essere, ma il suo essere sociale
adeterminare la sua coscienza.L’unica struttura reale per Marx sono i rapporti economici di potere e la
morale non è che una sovrastrutturadipendente da tali rapporti. Dunque la morale non è che la difesa di un
determinato assetto di potere: inquesto caso si tratta della morale borghese della società capitalista-
borghese.
Sigmund Freud (1859- 1939): individua nei rapporti tra Io, Es e Super-Io il meccanismo che identifica
lalibertà dell’esperienza morale.L’Io è determinato nel conflitto tra l’istintività (Es) e la razionalità (Super-
Io). L’Es è l’uomo allo statonaturale, il bimbo che persegue il piacere senza remore. Il Super Io si costituisce
quando al bimbo vienenegato il piacere che deriva dal possesso della madre a causa dell’ingresso della
figura paterna. In questomomento avviene la rimozione della libido (pulsione sessuale) e l’introduzione
della moralenell’identificazione del bambino con la figura paterna.La morale è quindi la repressione della
libido (pulsioni di vita) e della repressione sessuale.
Friedrich Nietzsche (1844- 1900): individua nel risentimento la conseguenza dell’esperienza morale.
Ritieneche la morale tradizionale, identificata con la morale cristiana, sia una conseguenza del risentimento
deideboli.Questi, umiliati dall’esperienza dei forti e non potendo ribaltare la realtà, si costruiscono una
moralerovesciata e chiamano “male” ciò che è bene (forza, piacere) e “bene” ciò che è male (umiltà,
rinuncia). Inpratica, non potendo rovesciare la realtà, la rovesciano a livello di morale.
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 8. Le esperienze morali
Vi sono alcune esperienze che contrastano le idee dei maestri del sospetto. Sono divise in due categorie:
1. Giudizio sul comportamento altrui
- Lo scandalo: reazione davanti a eventi intollerabili e d’indignazione. Nel passato scandalizzava il
libertinismo, oggi scandalizza l’intolleranza; in fondo a questo sentimento c’è la convinzione che alcuni fatti
siano incompatibili con la dignità umana.
- L’ammirazione: esprime la stima e la meraviglia nel vedere insieme cose belle e straordinarie. Si è colpiti
da qualcosa che esalta la dignità umana.
2. Giudizio sul proprio comportamento
- Il rimorso: il tormento interiore derivante dalla consapevolezza del male compiuto; si è compiuto qualcosa
che va contro la dignità umana, e chi l’ha compiuto non è degno di se stesso.
- La gratificazione: è l’esperienza opposta al rimorso. È il sentimento che proviamo quando ci rendiamo
conto di aver agito in modo corretto; questo sentimento emerge dal fatto che siamo consapevoli di aver agito
rispettando la dignità umana e di noi stessi.
Ciò che caratterizza le quattro esperienze descritte, è la consapevolezza che ciò che sottostà ad esse, è il
sentimento che sia verso se stessi che verso gli altri oltraggia (scandalo, rimorso) o esaltata (ammirazione,
gratificazione) la dignità stessa.
L’humanuma è la descrizione sintetica delle quattro esperienze che accomunano tutti gli uomini e che
costituiscono la sostanza della dignità umana.
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni. 9. Dall’etica in prima persona all’etica in terza persona
Quando dall’etica personale si passa a quella pubblica si pone una questione di fondo: rendere universali le
norme etiche.
Si attua il passaggio dall’”etica in prima persona” (io devo) all’”etica in terza persona” (si deve). La prima
esprime sistemi di valori alle quali le singole persone hanno aderito liberamente ma, al di là delle singole
scelte di ogni uomo, l’uomo stesso ha cercato di costruire delle norme che fossero valide per tutti. Nella sua
storia si è concentrato nella ricerca di diritti universalmente validi chiamati “diritti umani”.
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Etica ed economia. Paradigmi - Principi - Applicazioni.