Definizione di lodo

L'effetto positivo si comprende guardando al lodo. Questo non è altro che una sentenza, funzionalmente e strutturalmente, per cui in esso si rende giustizia accertando qual è il diritto nel caso concreto (residua la necessità di chiedere al giudice statale il c.d. exequatur, ossia l'attribuzione dell'efficacia esecutiva, di cui il lodo non è di per sé fornito: art. 825).
An­che la sua disciplina è quella tipica delle sentenze e non quella dei negozi.
Ciò è evidente, se si guarda ai motivi per i quali si può attaccare un lodo e alla via fornita per la sua impugnativa. Quelli sono i motivi peculiari che si fanno valere per attaccare le sentenze: così, avverso il lodo si può lamentare la violazione di norme che presiedono alla formazione degli atti del processo, la violazione di norme che presiedono alla costruzione del lodo in sé ed, infine, eventualmen­te(per assicurare una maggiore autonomia della giurisdizione privata e, quindi, una mag­giore stabilità del lodo, il D.Lgs. n. 40/2006 ha novellato l'art. 829 c.p.c., in cui oggi si pre­vede che il sindacato del giudice statale in ordine alla violazione delle regole di giudizio sia, in linea di principio, ammissibile solo in casi eccezionali, precisamente se esso è disposto dalla legge o dalle parti ovvero se viene in gioco l'ordine pubblico oppure la violazione di una norma inderogabile), la violazione delle norme del giudizio, che deve inevitabilmente precedere la posizione del comando.
E guardando alla via per far valere i detti motivi, mentre i negozi sono impugnabili anche incidentalmente in ogni occasione utile, per i lodi, come per le sentenze, vige il c.d. onere dell'impugnazione, ossia l'in­teressato deve spendere un preciso rimedio, qui essenzialmente l'impugnazione per nullità di cui all'art. 828 c.p.c., in un dato termine, altrimenti l'atto, sentenza o lodo, si stabilizza.