Terrore vs orrore
È in un bar mal frequentato, dove il ragazzino di Bytes lavora come sguattero, che il guardiano notturno (Sunny Jim, una sorta di contraddizione vivente) legge un articolo di giornale, quasi identico a quello letto dalla Kendall, per invogliare gli astanti alla sua offerta: visitare not-tetempo il mostro. Se il teatro nobilita, il giornale è medium che parifica. Nella lettura del guardiano emerge che il testo appartiene a una lettera del direttore dell’ospedale (Carr Gomm); viene omessa la parte che decanta le virtù intellettuali di Merrick, mentre si dà notizia del suo soprannome (Uomo Elefante). Incuriosisce il fatto che la frase “Fly in horror from the sight of him” sia permutata in “Fly in terror at the sight of him”. Tale permutazione sottolinea un’ineguaglianza qualitativa, una dissimilazione tra terrore e orrore, nonché tra “at sight” e “from sight”.
Sul piano propriocettivo, l’orrore sembra prefigurare una sintassi invasiva per la pressione esercitata dalla “esalazione” della fonte (essa non ha più confini chiari); il terrore sottende una iperestesia a controllo della distalità ancora preservata rispetto alla fonte. L’orrore rovista lo stomaco, il terrore fa accapponare la pelle.
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