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Le case, le chiavi, i dispositivi del proprio segreto


Le due donne scoprono che Diane Selvyn ha scambiato la propria casa con quella di una vicina (L.J. De Rosa), la quale, tra l’altro, non riconosce affatto Rita (dunque quest’ultima non è né Diane Selvyn, né una persona nota ai suoi vicini di casa). Il segreto della vera identità di Rita resta allora celato dietro un appartamento scambiato di recente (dal 12, la Selvyn è passata al numero 17); Betty bussa alla porta della casa di Diane (ossia di sé stessa), ma nessuno risponde. Nient’affatto sconfortata, Betty decide di entrare da una finestra semiaperta, per poi aprire l’ingresso principale anche a Rita. All’interno della casa, trovano un cadavere, in avanzato stato di decomposizione, disteso sul letto, quasi fosse la prefigurazione della morte di Diane suicida. Lunghezza dei capelli, tratti somatici e braccialetto sul braccio sinistro non sembrano ricondurre tuttavia a un doppio di Betty, né tanto meno di Rita. Persiste un’asimmetria figurativa, ma in ogni caso il ritrovamento del cadavere è un peso per Rita, grava su di lei un coinvolgimento o persino una responsabilità diretta per quella morte (l’amnesia attualizza queste possibilità). Contemporaneamente Betty viene a dissociarsi rispetto a una Diane Selvyn # 2; in fondo, Rita e Betty fungono da “detective” che bussano alla porta della De Rosa (si veda la seq. 43b); la pista investigativa delle due ragazze non solo non conduce alla reale colpevole (Diane), ma questa viene tradotta dal sogno in un personaggio soprannumerario che esemplifica un destino parallelo (una Diane Selvyn morta prima di uccidere per vendetta, river-sando con ciò la colpa sulla traditrice Camilla).

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