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Concetti di Hobbes nel "Leviatano"



La mia operazione, dice il filosofo, è quella di dare convenzionalmente il nome alle cose. Non c'è nessuna essenza che definisca la cosa, ma è l'uomo che definisce la realtà, non è la realtà che si dà. Il linguaggio esprime le cose, e le operazioni che compio con il linguaggio sono operazioni di cose. Hobbes indaga la sintassi, la logica e la grammatica del linguaggio. Le operazioni linguistiche sono operazioni di calcolo, quindi la ragione non è che un calcolo, e se la ragione è un calcolo, si possono costruire le macchine che ragionano. Là dove non si può calcolare (linguaggio) non c'è ragionamento. Ma l'autentica grandezza di H. si dispiega soprattutto nella sua riflessione politica, e nell'opera che ne contiene tale riflessione, il Leviatano. a tal proposito Hobbes demolisce la teoria dei giusnaturalisti (sostenevano che l'uomo) ha dei diritti naturali, ed è Dio ad averli scritti nel cuore dell'uomo, essi sono sacri e inviolabili, in contrapposizione con i giuspositivisti, i quali sostenevano che le leggi sono scritte dall'uomo). Il titolo dell'opera lo prese a prestito dalla Bibbia, per la precisione dal libro di Giacobbe. Nel Leviatano Hobbes paragona lo Stato a un serpente attorcigliato dall'aspetto orribile. E' un mostro, dice, che più di ogni altra cosa desidera il potere, ossia il dominio assoluto su tutti i popoli. Il Leviatano, rappresenta dunque il Potere Politico, e Hobbes cerca di individuare la condizione che permetta agli uomini di vivere in uno stato di sicurezza e di uguaglianza. La forza dello Stato consiste nella capacità di legiferare, e stabilire ciò che non si deve fare. In quest'opera Hobbes arriva ad una visione sconvolgente: l'uomo per natura è un essere egoista, e questo suo essere egoista è un pericolo per gli altri uomini. La società di natura non ha diritti, ed è chiamato Stato di natura, brado selvaggio, senza alcuna legge. L'uomo per natura il bene non lo fa. La carità, l'amore per il prossimo non è un istinto naturale. Forse però, di fronte alle situazioni drammatiche, è meglio mettersi d'accordo.

Tratto da FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA di Carlo Cilia
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