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Filosofia politica in Hobbes



Da queste considerazioni scaturisce la concezione secondo la quale tende a soddisfare i propri desideri o a rifiutare ciò che gli è avverso così che se lasciato ad una stato di natura esso tende a distruggere l’altro nel momento in cui esso diventa un impedimento (secondo un espressione di Plauto: Homo Homini lupus). Lo stato di natura è allora un perenne stato di guerra di tutti contro tutti. Hobbes però riconosce che anche nello stato di natura esiste un diritto di natura inalienabile, che è il diritto alla vita e all’integrità fisica. Per assicurarla a tutti è allora indispensabile che si passi ad uno Stati politico l’unico in grado, attraverso un patto che i cittadini fanno tra di loro, di assicurare pace. Si badi: non è un patto che fanno con un sovrano o un gruppo di persone, ma che fanno tra di loro in favore di un sovrano, perché quest’ultimo garantisca l’ordine e nessuno faccia male a nessuno; in questo senso allora il sovrano godrà di potere decisionale assoluto sia in campo giurisdizionale che morale. In questo modo i cittadini rinunceranno a gran parte dei loro diritti per garantirsi almeno l’integrità fisica e la pace. Così anche nel rapporto tra Stato e Chiesa, nel momento in cui la Chiesa impedisca l’unicità e indivisibilità del potere dello Stato e del sovrano, essa dovrà essere governata dal capo dello Stato.

Tratto da FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA di Carlo Cilia
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