Distacco dalla volontà in Schopenhauer. Arte e ascesi
La vita è allora continua oscillazione tra dolore e noia. Questo processo avviene proprio a causa dell’esistenza di questo principio irrazionale che ci spinge incessantemente a ricercare sempre di più. Si può pensare anche al fatto che l’uomo, anche nelle condizioni peggiori di vita, sente la spinta irrefrenabile a perpetuare la specie, soggiogato dall’impulso dell’istinto sessuale. L’uomo è allora vittima di questo principio irrazionale. Egli allora prova a trovare una soluzione a questa vita necessaria e “obbligante”: egli crede che l’alternativa si possa trovare attraverso la negazione della volontà e quindi attraverso la volontà. È questa una via estremamente difficile e solo in pochi sono in grado di percorrerla. Il primo grado di distacco dalla volontà è l’arte: grazie ad essa sono in grado di estraniarmi. Schopenhauer è però consapevole che la dedizione all’arte dà vita a momento circoscritti e quindi non risolve il problema permanentemente. Afferma cmq che la musica è forse fra tutte la forma d’arte più estatica. Il gradino successivo per il graduale distacco dalla volontà è la giustizia o compassione: è questo il momento in cui si arriva alla consapevolezza che non si è da soli a soffrire di questo male che è la necessità o volontà, e che quindi altri sperimentano il dolore e la noia. Questo in un certo senso dovrebbe confortare e allo stesso tempo creare una catarsi nell’atto della condivisione del proprio dolore e di quello altrui. Ma è questa più una consolazione che una soluzione. L’ultimo gradino per compiere in maniera completa il distacco dalla volontà e quindi conquistare la volontà, è l’ascesi. In questo senso l’esempio simbolico che si può ricordare è quello dell’uomo eremita che viene accucciato su una colonna nel deserto, che non ha bisogno di nulla.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della filosofia contemporanea
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