Hegel a Jena. Ragione e inteletto
Hegel nel 1800 lascia Francoforte per trasferirsi a Jena. Qui egli guarda ai due filosofi che in quel momento sono più conosciuti: Fichte e il vecchio compagno Schelling. Ma già dal suo primo scritto di questo periodo si intravede un suo parziale allontanamento da loro. Di Fichte egli non accetta la soggettività ossia il fatto che tutta la conoscenza venga ricondotta al soggetto. Di Schelling invece non accetta l’esatto contrario, ossia il fatto che riduca tutto all’Assoluto, ossia un momento in cui il soggetto e l’oggetto sono totalmente unificati in senso oggettivo. Anche per Hegel la ragione deve cogliere un momento di “indifferenza” ossia un momento in cui il soggetto e l’oggetto sono uniti; dall’altra parte però vi è l’intelletto che è la facoltà dell’analisi e della distinzione, ossia quella facoltà contrapposta alla ragione che analizza il soggetto e l’oggetto nella loro individualità. Questo è stato fatto da Schelling, però egli ha esagerato irrigidendo la ragione la quale secondo Hegel non deve cancellare del tutto la differenza tra soggetto e oggetto. Dall’altra parte la ragione deve rifiutare ciò che fa l’intelletto, ossia la separazione netta tra soggetto e oggetto. La ragione deve allora cogliere nell’Assoluto contemporaneamente l’identità e l’opposizione di soggetto e oggetto. Questo è possibile solo attraverso il procedimento dialettico.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della filosofia contemporanea
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